"Voto di garantismo estremo". La lezione di Cerno al Pd

Tommaso Cerno si smarca dal Pd e vota contro l'uso delle intercettazioni telefoniche nei confronti di Armando Siri: "La sinistra rifletta sull'uso dei materiali di indagine a fini propagandistici"

"Voto di garantismo estremo". La lezione di Cerno al Pd

Una lezione di ripasso del concetto di garantismo al Partito democratico era doverosa, soprattutto dopo gli sbandamenti provocati dalla continua ricerca di sintonia con il Movimento 5 Stelle. Così Tommaso Cerno si è fatto professore e nel concreto ha dato dimostrazione al Pd di cosa voglia dire essere effettivamente garantisti: non solo un atteggiamento teorico, ma soprattutto un approccio pratico. Il senatore dem non ci ha pensato due volte e, pur di difendere le sue storiche radici culturali, si è smarcato dalla linea tracciata dal proprio gruppo.

Cerno ha preferito disattendere l'orientamento del Partito democratico e, a sorpresa, ha votato a favore della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di Palazzo Madama di non consentire l'uso delle intercettazioni telefoniche nei confronti dell'esponente leghista Armando Siri. Il senatore si è ritrovato a dare la stessa indicazione del centrodestra: un voto in coscienza "per escludere tutte le intercettazioni telefoniche" di Siri.

A marzo il Senato ha respinto la richiesta dell'autorità giudiziaria di concedere il via libera all'utilizzo delle intercettazioni di Armando Siri, nell'ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti. In quell'occasione è arrivato il via libera alla relazione della Giunta, votata per parti separate: la prima parte è passata con 120 voti favorevoli, 104 contrari e un astenuto; la seconda invece ha visto 158 sì, 64 no e 9 astenuti.

La netta presa di posizione di Cerno non è di certo casuale o frutto di chissà quale ragionamento astratto: all'Adnkronos ha spiegato che la scelta è stata compiuta per interpretare e anche sottolineare "i dubbi sollevati dal Pd sulla gran parte delle intercettazioni". In sostanza va indicata come una mossa per spronare la sinistra italiana in generale, che secondo Cerno dovrebbero avviare una definitiva e profonda riflessione "sul tema dell'utilizzo dei materiali di indagine a fini propagandistici e non inerenti al caso penale per arrivare a una posizione senza più ambiguità".

Il timore di Cerno è che il potere legislativo possa iniziare "a scegliere quali parti del processo siano legittime e quali no", mentre dovrebbe limitarsi a "esercitare il suo ruolo costituzionale di garante dei comportamenti tenuti dagli inquirenti durante l'indagine nei confronti dei cittadini".

Nel caso dei parlamentari, sottolinea il senatore del Partito democratico, la sinistra dovrebbe trovare una linea unitaria.

L'affermazione limpida di un concetto senza lasciare spazio a libere interpretazioni o ambiguità politiche in grado di sconfessare il principio di garantismo tanto decantato (solo teoricamente). Lo reputa dunque un "voto di garantismo estremo", che di fronte ai distinguo del suo partito deve essere inteso come "un monito e non come una disubbidienza".

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