Voto o governo a tempo. Ma c'è chi vuole mr. Euro

Crosetto azzarda: "Giorgia alla Farnesina"

Voto o governo a tempo. Ma c'è chi vuole mr. Euro

Se Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, si spinge a ipotizzare l'astensione, che non è poco ma non è ancora tutto, sa che il suo partito è in subbuglio anche dal punto di vista culturale e non solo per l'opportunità di collezionare voti restando all'opposizione. Ne dà prova Guido Crosetto (nella foto), fondatore di Fratelli d'Italia e arguto osservatore, che non ritiene facile la strada di mister Euro, a meno che non sappia ben dosare - per così dire - tecnica e politica: «Se si condividesse il progetto di Draghi, si può anche pensare a Giorgia Meloni agli esteri, anche se lo reputo molto improbabile. In ogni caso, per evitare gli errori del governo Monti, Draghi dovrebbe imitare quello che fece Ciampi, affiancando le figure tecniche a quelle politiche». Secondo Crosetto, Draghi parte in salita nonostante la sua storia e la sua autorevolezza e azzarda: «Direi che ha il 60% di possibilità di farcela. Ma se vuole raggiungere la maggioranza alla Camera non bastano uno o due giorni, anche perché molto dipenderà dalle proposte che presenterà alle forze politiche».

Insomma, l'opposizione di Fratelli d'Italia a Draghi in fondo non sarebbe così insuperabile come appare a prima vista. Certo, qualsiasi approdo va preparato con cura, anche per tenere a bada la pancia del partito che reagisce più negativamente all'idea di un governo tecnico, ma un percorso non troppo rapido consentirebbe anche a Fratelli d'Italia di dare il proprio sostegno a Draghi.

Al momento, su Facebook, la leader di Fdi tiene una posizione molto dura e compatta: «Sarò chiara. Non c'è alcuna possibilità di una partecipazione o anche di un sostegno da parte di Fratelli d'Italia al governo Draghi. Gli italiani hanno il diritto di votare. Continuiamo a lavorare per tenere il centrodestra unito e portare gli italiani alle elezioni. Fatevene una ragione».

Ma, al di là della suggestione di Crosetto, non tutti nel partito la pensano così e anzi negli ultimi tempi non manca chi si è avvicinato a Fdi da altri lidi proprio nell'attesa di un leader forte come Draghi, suggerendo «la sfiducia costruttiva» di democristiana memoria in un governo a tempo, ipotizzando per l'ex presidente della Bce un finale al Quirinale. Abbastanza aperturista, nonostante la linea ufficiale, anche il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida: «Il problema non è Draghi ma un Parlamento che oggi non è rappresentativo. Il voto per noi quindi resta la strada per avere un governo forte, autorevole, responsabile, capace di intervenire sui problemi reali del Paese.

Se questo non dovesse avvenire resteremo ovviamente a disposizione per votare quello che condividiamo e che riteniamo nell'interesse della nazione e osteggeremo tutto quello che verrà fatto per altre ragioni e altri interessi». Ancora: «Speriamo che il centrodestra non si spacchi sul nome di Draghi».

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