"Vuoi l'elenco di aziende italiane che sono guidate dai russi?"

Così Striano scrisse all'agente dei Servizi indagato. Il caso mercoledì all'Antimafia

"Vuoi l'elenco di aziende italiane che sono guidate dai russi?"
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Un «funzionario non operativo», dice il governo. Un contatto che non coinvolge i vertici dei servizi segreti, «nato da tanti anni di servizio insieme alla Dia». I rapporti tra Pasquale Striano, il finanziere al centro dell'inchiesta sui dossieraggi illegali contro politici e vip, e il mondo dell'intelligence vengono in queste ore minimizzati il più possibile. Il tentativo è ricondurre i rapporti tra Striano e il suo interfaccia nell'Aise a un episodio sporadico e isolato. Ma gli interrogativi che emergono dalle carte dell'inchiesta di Perugia sono molteplici.

Il contatto di Striano all'Aise è uno 007 proveniente dalle fila dei carabinieri, Silvio Adami, anche lui indagato ora dalla procura di Perugia per accesso abusivo a sistemi informatici. Già nei giorni scorsi si era saputo che Striano passa alla «barba finta» delle carte su un monsignore vaticano che riceve un assegno da 148mila euro, raccomandandogli che si tratta di «notizie triplo riservate». Ma ora salta fuori un messaggio di Striano a Adami che apre scenari ancora più complessi.

«Se vuoi ti posso mandare un file che nessuno ha, neanche in finanza, ove ci sono le 500 imprese italiane rette dai russi, ci sarebbe da fare un lavorone ma io non riesco». «Magari», risponde l'uomo dell'Aise. É un dossier di cui finora nessuno aveva sentito parlare, e che - se esiste davvero - pone un problema drammatico di sicurezza nazionale. Se Adami riceve quel materiale da Striano, dovrebbe immediatamente trasmetterlo ai suoi superiori che dovrebbero girarlo alla sezione controspionaggio dell'Aisi. E prima o poi qualcuno dovrebbe mettere sull'avviso il Copasir. Ma nulla di tutto questo accade.

Dallo scambio di battute tra Striano e Adami, scrive la Procura di Perugia nella richiesta di arresto del finanziere, «si evince la sussistenza di un pregresso rapporto tra i due». La comune appartenenza alla Dia basta forse a spiegare la conoscenza. Ma non basta a capire la costanza del flusso di informazioni. «Non ti preoccupare, le gestisco come sai», scrive l'agente segreto a Striano in risposta ai suoi inviti alla cautela, come se di materiale delicato gliene fosse arrivato con una certa continuità. La fonte sempre è sempre quella, i computer della Direzione nazionale antimafia da cui Striano e il suo capo Antonio Laudati estraevano notizie segrete da usare in ogni direzione: gli scoop antigovernativi (come quello sul ministro Crosetto) affidati ai cronisti amici del Domani, ma non solo. All'interno dell'Aise Adami era una «scheggia impazzita» sfuggita ai controlli interni o eseguiva ordini? Di certo c'è che gli accertamenti sul monsignore non nascono dal nulla.

Tra gli accertamenti abusivi compiuti dal finanziere Striano e scoperti dalla procura di Perugia ce ne sono decine che riguardano personaggi coinvolti nell'inchiesta vaticana sugli affari della cricca che ruotava intorno al cardinale Giovanni Becciu, passato anche lui

per la segreteria di Stato come il vescovo dell'assegno, e che coinvolgerà anche fonti dei nostri «servizi».

La Commissione antimafia tratterà il caso dell'inchiesta sui presunti dossier della Procura di Perugia mercoledì.

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