Due guardie giurate indagate per omicidio colposo. «Un atto dovuto in attesa dell'esito degli accertamenti» sottolinea il pm di turno in Procura, Alessandro Gobbis. Che, insieme agli investigatori della squadra mobile guidati da Marco Calì, indaga sulla morte improvvisa di un palermitano di 34 anni, finito in arresto cardiaco e deceduto nella notte tra sabato e domenica (erano le 00.45) in via Luigi Russolo, a Rogoredo, fuori dalla sede di Sky, proprio subito dopo che i due vigilantes ne avevano bloccato il tentativo di ingresso nella struttura.
Poco prima di sentirsi male, la vittima - che risiedeva saltuariamente con la madre in provincia di Varese e aveva precedenti per maltrattamenti e stalking - si era infatti presentata ai cancelli della sede milanese del network televisivo «in evidente stato di alterazione e con atteggiamenti aggressivi» spiegano gli investigatori, per cercare di entrare. Una volta respinto, l'uomo si è tolto la maglia e, rimasto a torso nudo, aveva continuato nella sua follia, tentando di scavalcare la recinzione. Dopo averlo bloccato e immobilizzato stendendolo a terra prono, uno dei due vigilante - che per tenerlo fermo gli afferrava le braccia e gli puntava un ginocchio contro la schiena - si è accorto che il giovane stava male. Così, mentre il collega avvertiva i soccorsi, ha tentato di rianimarlo, ma il 34enne ormai era ormai privo di sensi e aveva smesso di respirare: al suo arrivo all'ospedale San Raffaele è stato dichiarato ufficialmente morto.
Adesso si procede con gli esami necessari a chiarire il quadro globale della vicenda e quindi innanzitutto con l'autopsia, che stabilirà la causa esatta della morte. Successivamente sul cadavere si svolgeranno gli esami tossicologici per accertare se il 34enne avesse assunto alcol e fosse così alterato anche per via dell'uso di qualche sostanza stupefacente, di cui sembra fosse un consumatore abituale. In questa fase sarà essenziale comprendere se il malore è sopraggiunto durante i momenti concitati in cui il giovane uomo è stato bloccato a pancia in giù dai vigilantes. Il peso del ginocchio che una delle guardie giurate gli puntava contro la schiena mentre gli teneva le braccia, pur non lasciando ferite esterne (il cadavere non presenta segni di alcun tipo sul corpo, ndr), potrebbe comunque aver impedito al pregiudicato palermitano di respirare, determinandone così il decesso.
Al momento però non si può escludere che il malore possa essere anche completamente scollegato da quelle manovre. Nella dinamica di certo, per ora, c'è solo che i due addetti alla sicurezza, quando si sono trovati di fronte il 34enne - che, toltosi la maglia, si era messo a urlare e a inveire mentre cercava con forza di scavalcare la recinzione - hanno fatto quella che viene definita una «azione di contenimento, non particolarmente violenta», come hanno precisato gli investigatori della Mobile. Un contenimento fisico, senza usare manganelli o armi. E che proprio immediatamente dopo quelle fasi concitate - mentre una delle due guardie giurate avvertiva il 112 spiegando che si trovavano in difficoltà con una persona esagitata che aveva tentato di entrare dalla struttura - il 25enne si è sentito male. Non va dimenticato inoltre che, per aiutare il giovane straniero a riprendersi, le guardie giurate hanno utilizzato anche un defibrillatore, presente all'interno della struttura. Ma è stato tutto inutile.
Se la causa del malore sarà stabilita dall'esame autoptico, la dinamica degli ultimi minuti di vita dell'uomo sarà chiarita dalle molte telecamere che hanno ripreso tutta la scena.
Le immagini sono state sequestrate e saranno in grado di restituire la verità su quanto è successo in quei minuti, poco prima che arrivassero le Volanti. Anche gli agenti della polizia hanno aiutato nelle manovre di rianimazione prima che arrivasse l'ambulanza.
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