Improvvisamente il mondo ha alzato la testa. Nei mezzi pubblici, sulle panchine, sdraiati sul divano, in qualsiasi altra posizione in cui tutti i giorni passiamo le ore a guardare uno schermo. Facebook down, e poi Instagram. E soprattutto whatsapp: come è stato possibile? È la domanda da 100 milioni. Anzi da diversi miliardi, di dollari guadagnati da Mark Zuckerberg (è lui il padrone di tutto) e di persone che ogni giorno alimentano il suo sogno di connettere chiunque con chiunque. Per sapere tutto di tutti. Ore 17.30 circa, dalle nostre parti. La rotellina degli smartphone comincia a girare, i messaggi non partono più, il mondo si spegne. Non quello vero, ma quello che passa attraverso lo spazio del web. Il re è nudo, la finzione torna ad essere realtà. È come un domino, quello che viene giù pezzetto dopo pezzetto. Ma soprattutto si scopre il grande bluff della rete: quando succede qualcosa così grande, nessuno sa dare una risposta certa. Facebook non lo sa, non dice, balbetta che sta indagando. Ma dove? Come? Con chi? I server sono fermi, e questa è l'unica certezza. E le ore passano e la soluzione non si vede. Il paradosso è che quelli del gruppo devono spiegarsi su Twitter, il social rivale. Whatsapp si scusa (ma chi, esattamente?): «Sappiamo che molte persone stanno avendo dei problemi. Stiamo lavorando per risolvere il problema e vi ringraziamo per la pazienza». Instagram lancia la mozione degli affetti: «Amici, non stiamo passando un bel momento». Ma il popolo del web non la prende bene. E le ore continuano a passare.
Il problema colpisce l'Italia ma non solo, ma è qui che ci si scatena con l'humor di cui siamo capaci in occasioni come queste. Qualcuno posta una foto di un uomo incastrato sotto un server e in mezzo a un groviglio di cavi: «È Zuckerberg da tre ore». Altri inneggiano all'esperimento sociale, i più ansiosi pubblicano foto con la faccia di Jack Nicholson in Shining con la scritta STIAMO IMPAZZENDO. E che sarà mai: fuori, dal web e dal mondo che ci siamo imposto, la vita scorre. C'è gente in metro che si guarda, quasi attonita. Gli altri esistono, anche fuori dai social.
Chissà stamattina a che punto saremo. Se tutto dovesse essere ancora fermo sarebbe clamoroso, uno schiaffo all'onnipotenza delle Big Tech. Miliardi di pubblicità in fumo per qualche cavo fuori posto. Magari sono stati gli hacker, e adesso tirate fuori i bitcoin se li avete. Oppure più normalmente si è rotto qualcosa: «L'Osservatorio sull'utilizzo di internet NetBlocks - si legge su Twitter - ha segnalato di aver riscontrato interruzioni in più Paesi non connessi a sospensioni o filtraggi dei singoli Paesi». Qualunque cosa voglia dire la grande verità è che la grande tecnologia del nuovo millennio si è scoperta incredibilmente analogica.
Forse non c'è molto da scherzare, ma qualcuno immagina la serata in casa Ferragni, tornata per una notte una ragazza qualunque. Passerà, in fretta. Forse è già passata. Ma per qualche ora ci siamo rivisti negli occhi e la cosa buffa è che siamo tornati là dove tutto era partito. In fondo Facebook era nato proprio per quello.
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