Patrick Zaki non può più essere un cittadino onorario di Bologna. Ne è convinto Fratelli d'Italia, dopo le esternazioni del ricercatore sul conflitto scatenato da Hamas. Per Zaki, le colpe dell'attacco sono dello Stato ebraico. E questo punto di vista non è accettabile. Così, lunedì, in Consiglio comunale, il partito di Giorgia Meloni si presenterà compatto e metterà alla prova la linea della maggioranza che regge il sindaco Matteo Lepore. Cosa farà il centrosinistra? Soprattutto, come voterà il Pd? Le motivazioni dei meloniani sono chiare. Il capogruppo di Fdi a Bologna, ossia Stefano Cavedagna, afferma che «le parole di Patrick Zaki sono molto gravi», specie perché «dette in un momento in cui non si può essere ambigui». «Le atroci violenze terroristiche di Hamas contro il popolo israeliano - prosegue Cavedagna - vanno condannate senza se e senza ma. Non si può prestare il fianco a chi invece giustifica questi atti».
Il ricercatore egiziano intanto lancia la sua autobiografia, continuando a promuoversi come difensore dei diritti civili. Rimangono però scolpite nella memoria di questi giorni due delle frasi pronunciate da Zaki: il «serial killer» riservato a Benjamin Netanyahu; l'attribuzione della responsabilità a Israele per le efferatezze dei fondamentalisti guidati da Mohammed Deif. E Fdi Bologna contesta l'onorificenza con cui Lepore ha premiato Zaki, poco dopo il suo ritorno in Italia dall'Egitto. «Il governo - ricorda Cavedagna - ha contribuito alla liberazione di Patrick dalla condizione di prigionia e lui è libero di dire quel che ritiene, per carità. Noi - prosegue - siamo però liberi di dissentire e crediamo che le posizioni che ha espresso siano molto gravi. Qui non si tratta di entrare nelle contrapposizioni storiche di quella regione, ma si tratta di condannare senza dubbio alcuno l'assassinio sistematico di civili, tra i quali bambini, da parte di gruppi armati terroristici che inneggiano alla jihad», chiosa il capogruppo di Fratelli d'Italia. Ora tocca al Consiglio comunale di Bologna decidere se revocare o no la cittadinanza onoraria al ricercatore egiziano.
Zaki continua a essere uno dei protagonisti delle cronache di questi giorni. Dopo il rifiuto da parte del Sermig, Arsenale della pace di Torino, di ospitare la presentazione della sua autobiografia, il Salone del Libro ha comunque deciso di ospitarlo cambiando location, e optando per Hiroshima Mon Amour. Rimangono perplessità nella maggioranza regionale che è guidata dal centrodestra. «Le dichiarazioni di Patrick Zaki sono per noi inaccettabili - hanno fatto presente il presidente della Regione Piemonte Cirio e l'assessore alla Cultura Poggio - e apprezziamo il fatto che anche il direttore Benini l'abbia voluto sottolineare definendole sconcertanti».
A Brescia invece le cose sono andate in maniera diversa. Il sindaco, che è del Pd (il che rende ancor più interessante quel che accadrà a Bologna), ha deciso di non confermare l'invito a Zaki per il Festival della pace. Laura Castelletti reputa «divisivo» l'atteggiamento del bolognese d'adozione. Il riferimento è alle parole con cui è stato definito il leader israeliano. «Le sue parole su Israele non rappresentano il messaggio che la città vuol trasmettere», ha detto il primo cittadino, secondo quanto riportato da Il Giornale di Brescia. «Sogni e illusioni di libertà», l'opera di Zaki è uscita in libraria con La Nave di Teseo.
«Spero di incontrarvi presto nelle presentazioni che faremo nei prossimi giorni», scrive via social Zaki. Chissà se le prime presentazioni saranno occasioni per domandare di nuovo al neo-autore di chi pensa sia la responsabilità dell'eccidio messo in atto da Hamas.
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