È passato quasi un anno dal giorno del suo arresto. E ancora Patrick Zaki dorme per terra senza un materasso e probabilmente dovrà restare altri quarantacinque giorni in carcere. L'udienza sul rinnovo o meno della custodia cautelare per il giovane, che studiava all'Università di Bologna, si è tenuta ieri e solo oggi si conoscerà l'esito. Ma alcune indiscrezioni sembrerebbero confermare che il giovane dovrà restare ancora in Egitto.
Il legale dell'egiziano adottato dall'Italia, l'avvocato Hoda Nasrallah, alla domanda se l'esito possa portare alla scarcerazione aveva risposto poche ore fa «speriamo, speriamo». Ma le sue speranze erano state soffocate dai giornali del Cairo che, poco dopo la fine dell'udienza, alla quale ha partecipato anche un funzionario dell'Ambasciata italiana al Cairo, avevano iniziato a battere la notizia che la detenzione si sarebbe protratta. Ma al momento gli avvocati di Zaki non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. «Continuiamo a sperare che queste notizie esasperanti non siano vere e che Patrick non resti più di un anno in detenzione», scrivono gli attivisti sulla pagina Fb «Patrick Libero».
La Farnesina fa presente che il caso giudiziario di Patrick Zaki è al momento «l'unico che viene costantemente monitorato da un gruppo di Paesi stranieri grazie all'iniziativa italiana».
«Negli ultimi giorni il ministero degli Esteri, attraverso la sua Ambasciata al Cairo - prosegue la nota - ha continuato a sensibilizzare le autorità locali sul caso in questione, al fine di favorire la pronta scarcerazione». La presenza di diplomatici è ormai una consuetudine e avviene nell'ambito di un programma di monitoraggio processuale dell'Ue.
In molti si battono per lui e dal 25 gennaio e per un mese il ritratto di Zaki sarà esposto anche sulla facciata del Campidoglio. «Speriamo davvero che quasi 12 mesi di detenzione arbitraria e immotivata possano essere sufficienti per la giustizia egiziana, che le pretestuose accuse nei confronti di Patrick siano ritirate e lui possa tornare libero», ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia.
Lo studente ventinovenne e attivista era venuto in Italia dall'Egitto per seguire un master all'Università di Bologna ed era finito in carcere per il suo impegno nella lotta per i diritti umani il 7 febbraio 2020, non appena era atterrato all'aeroporto del Cairo.
Non ha mai subito un processo ed è stato trasferito arbitrariamente nella prigione di Tora, al Cairo, dove non riesce ad avere contatti con i familiari e, come ha spesso denunciato il suo avvocato, dorme in terra senza un materasso.
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