Zanetti rinuncia a ruolo di viceministro del Mef

Zanetti: "All'antipolitica delle conferme in blocco a prescindere, dei governi fotocopia dove l'unico che ha il coraggio di fare un passo indietro è Matteo Renzi, preferiamo la politica"

Zanetti rinuncia a ruolo di viceministro del Mef

La partita sui sottosegretari e viceministri è praticamente chiusa. Il premier Paolo Gentiloni domani nel consiglio dei ministri convocato alle 9.30 presenterà la squadra di governo, di cui non dovrebbe far parte Ala di Denis Verdini. Il condizionale è d'obbligo finchè non ci sarà l'ufficialità, anche se viene spiegato da fonti di maggioranza, che grossi colpi di scena non dovrebbero esserci, visto che "sarà largamente confermata la pianta che c'è". Insomma a parte qualche ultimo ritocco e qualche spostamento nei ministeri, sottosegretari e viceministri dell'esecutivo di Matteo Renzi dovrebbero essere quasi tutti riconfermati. Una posizione indigesta per il partito di Verdini che ha come conseguenza la rinuncia di Enrico Zanetti, viceministro di Scelta civica, tra i 'rinnovatì dell'attuale esecutivo. "Non sono disponibile alla mia conferma quale viceministro al Mef - annuncia Zanetti - all'antipolitica delle conferme in blocco a prescindere, dei governi fotocopia dove l'unico che ha il coraggio di fare un passo indietro è Matteo Renzi, preferiamo la politica". Secondo il segretario di Sc da Gentiloni non è arrivato "nessun chiarimento politico" sulla "nostra piena partecipazione alla maggioranza di governo".

Un "atteggiamento incomprensibile" dice Zanetti che lo ha portato ad uscire dalla squadra. Secondo le prime indiscrezioni quindi a essere rinforzato sarà il ministero dell'Istruzione con l'ingresso di Marco Rossi Doria, maestro di strada, o della deputata Silvia Fregolent. Claudio Amendola, sottosegretario agli Esteri, potrebbe diventare vice di Angelino Alfano. Scambio di dicastero per Filippo Bubbico (Pd) e Gioacchino Alfano (Ncd), l'uno passerebbe alla Difesa e l'altro all'Interno. Davide Faraone dovrebbe invece traslocare al ministero dei Trasporti. Confermati Sandro Gozi (Affari Europei), Antonello Giacomelli (Comunicazioni), Riccardo Nencini (Infrastrutture), Gennaro Migliore (Giustizia). Ancora incerta la casella della delega ai Servizi che potrebbe rimanere nelle mani di Gentiloni o essere affidata a Emanuele Fiano. Da coprire anche i due posti da sottosegretario alla presidenza del Consiglio lasciati vacanti da Tommaso Nannici, che entrerà a far parte del Pd, e da Luca Lotti. Nessun posto quindi è stato riservato alla costola di Forza Italia, che resta quindi fuori anche da questa tornata, non portando a casa alcuna legittimazione politica, così come era stata richiesta a più voce dagli stessi fedelissimi di Verdini.

Gentiloni ha deciso di seguire la strada dell'unità del partito. Il metodo Mattarella quindi, anche in questa occasione, ha fatto da faro per sciogliere un nodo più che spinoso. I primi a osteggiare l'ingresso di Ala nel governo a guida Pd erano stati proprio i membri della minoranza Dem. Ora serve compattezza, viene spiegato, soprattutto in un momento in cui si stanno gettando le basi per la rinascita del Partito democratico. La prospettiva comunque resta quella delle elezioni al massimo a giugno e in questo periodo il governo Gentiloni non ha bisogno del fattivo contributo di Ala. Proprio dei prossimi mesi parlerà domani il presidente del Consiglio nella consueta conferenza stampa di fine anno.

Alla Camera Gentiloni ricorderà il perché della nascita del suo governo, definendone precisamente scopi e obiettivi come la ricostruzione delle zone colpite dal sisma e la volontà dell'esecutivo di "accompagnare" l'approvazione di una legge elettorale che porti alle urne. Poi traccerà l'importanza degli appuntamenti già fissati come a marzo il 60esimo anniversario dei Trattati di Roma e il G7 di Taormina.

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