Zaporizhzhia, è già scontro sull'ispezione

I tecnici Aiea nella centrale: "Missione di giorni". I filorussi: "Solo 24 ore"

Zaporizhzhia, è già scontro sull'ispezione

Alzi la mano chi fino a 6 mesi aveva mai sentito parlare di Zaporizhzhia. E chi era a conoscenza che questa città ospitasse la più grande centrale nucleare europea. Oggi il mondo col fiato sospeso guarda a questa cittadina dell'Ucraina sud-orientale, diventata suo malgrado snodo cruciale di un conflitto che sembra non avere fine. Tra bombardamenti e allarmi, finalmente la missione dell'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia nucleare, può iniziare. Ma quella che partirà ufficialmente oggi non sarà una passeggiata.

Intanto il «benvenuto» russo è arrivato sotto forma di colpi di artiglieria proprio nelle vicinanze della centrale, tanto per ribadire l'ospitalità. Non solo. Al di là di quella che Kyev ha definito «una provocazione», se l'Aiea punta ad «una presenza permanente», da una parte Mosca, tramite il ministro degli Esteri Maria Zakharova assicura «che farà tutto il possibile per assicurare il successo della visita», dall'altra i filorussi minacciano: «Gli ispettori hanno un giorno per ispezionare il funzionamento dell'impianto. Se diranno che è necessario intervenire su alcuni elementi, saremo in grado di farlo nel corso dell'ispezione». Non esattamente le premesse migliori per una visita tanto importante quanto delicata per i 14 ispettori tra cui l'italiano Massimo Aparo. Secondo quanto riferito dal segretario generale dell'Aiea Rafael Mariano Grossi che guida la spedizione, si tratta di «una missione tecnica finalizzata a impedire un disastro nucleare che durerà alcuni giorni». Il che non aiuta di certo ad alleggerire la tensione per noi «spettatori» interessati. Buona notizia è che lo stesso Grossi ha assicurato di aver «ricevuto garanzie sia dalla Russia che dall'Ucraina» riguardo la missione. Ma bombe e accuse incrociate sembrano dimostrare il contrario.

Intanto il conflitto va avanti, anche lontano dalla centrale. Il presidente ucraino Zelensky da Praga ribadisce che «l'Ucraina ha bisogno di un supporto costante e adeguato con armi e munizioni e di sostegno finanziario del mondo dotato di libertà», chiedendo tra l'altro nuovi pacchetti di sanzioni. E a stretto giro gli Stati Uniti annunciano che nei prossimi giorni arriveranno nuovi aiuti militari. Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale americana John Kirby ha spiegato: «Ciò che conta per noi è assicurarci che gli ucraini abbiano i mezzi per vincere sul campo di battaglia, ecco perché abbiamo già impegnato oltre 13 miliardi di dollari in assistenza militare alle forze di Kiev». Intanto la controffensiva ucraina nel Kherson va avanti. Secondo Kiev, le forze ucraine hanno ottenuto «successi» in tre aree della regione spiegando che nelle zone di Kherson, Beryslav e Kakhovka i russi sarebbero alle corde, rivendicando l'uccisione di 117 «invasori» e la distruzione di più di 30 unità di equipaggiamento. Le unità missilistiche e di artiglieria ucraine avrebbero colpito quattro siti di comando delle truppe russe e quattro tra grandi arterie stradali e ponti. Nel complesso, i caccia ucraini hanno effettuato 16 attacchi contro obiettivi russi, inclusi depositi di munizioni e siti ad alta concentrazione di truppe ed equipaggiamenti. In particolare, sono stati distrutti nove carri armati T-72, tre sistemi missilistici a lancio multiplo Grad, un cannone semovente Giatsint-S, un obice semovente Msta-S, 18 veicoli blindati e quattro depositi di munizioni.

Di contro il ministero della Difesa russo attacca dicendo che i tentativi di controffensiva sarebbero falliti e che anzi l'esercito ucraino avrebbe perso 1.700 uomini, numeri non molto credibili, ma del resto la propaganda funziona così.

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