Zelensky in crisi, è scontro anche con i suoi. E "l'esiliato" Zaluzhny è pronto a sostituirlo

Decisioni sbagliate e malumori. Dubbi anche in Occidente

Zelensky in crisi, è scontro anche con i suoi. E "l'esiliato" Zaluzhny è pronto a sostituirlo
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I suoi ministri lo abbandonano mentre il suo ex Capo di Stato Maggiore Valery lo bombarda con un libro di memorie il cui principale bersaglio è proprio l'ex salvatore della patria Volodymyr Zelesnky. Il tutto mentre intorno alla roccaforte di Pokrovsk si stringe l'assedio russo e Kiev rischia di perdere anche gli ultimi territori del Donetsk rimasti sotto il suo controllo. Ma non si tratta di vicende isolate. L'ormai scontata disfatta di Pokrovsk sta creando un autentico vuoto politico attorno al presidente considerato un tempo l'ispiratore e il demiurgo della resistenza ucraina.

Ieri, in un colpo solo, hanno annunciato le loro dimissioni il ministro delle industrie strategiche Alexander Kamyshin, quello della Giustizia Denys Maluska, quello dell'ecologia Ruslan Strilets e anche la vicepremier per l'integrazione europea ed euro-atlantica, Olga Stefanishina. A mettere in moto quest'autentico esodo politico hanno contribuito le accuse mosse ad un presidente colpevole di aver autorizzato l'azzardo strategico nel Kursk lasciando sguarnite le già esili difese del Donbass. Lo spostamento di almeno 8mila militari, scelti tra i reparti migliori di dodici brigate e spediti l'8 agosto ad aprire il fronte interno alla Russia, si è rivelato un completo fallimento. Il Cremlino invece di abboccare all'amo e spostare i propri veterani dalle trincee del Donbass per respingere la sortita ucraina ha preferito impiegarli per conquistare i territori intorno a Pokrovsk cittadina chiave per la logistica e il rifornimento delle prime linee di Kiev. Nel Kursk la sortita si è invece inevitabilmente arrestata per l'impossibilità di sostenere logisticamente l'avanzata. E così in queste ore Zelensky si ritrova ad affrontare un'autentica resa dei conti strategica e politica. Sul fronte di Pokrovsk i russi, arrivati ormai a meno di quattro chilometri dal centro, preparano un avanzata che nel giro di pochi mesi potrebbe portarli alla conquista di quanto resta del Donetsk. A Kiev Zelensky - oltre a dover fare i conti con un mandato presidenziale largamente scaduto - deve anche vedersela con chi si prepara ad affossarlo. E magari a sostituirlo.

Primo fra tutti l'ex Capo di stato maggiore Zaluzhny rimosso in tutta fretta lo scorso febbraio perché sospettato di far ombra al presidente e spedito come ambasciatore in quel di Londra. Un buon ritiro utilizzato dall'arrabbiato generale per scrivere un libro in cui oltre a metter nero su bianco tutti i contrasti avuti con il «salvatore della patria» ricorda anche di esser stato rimpiazzato da Oleksandr Syrsky ovvero il generale che in pochi mesi ha creato i presupposti per l'irresistibile avanzata russa nel Donetsk. Un'avanzata iniziata a marzo quando Syrsky, chiamato da poche settimane a sostituire Zaluzhny, non garanti i rifornimenti e i necessari rinforzi alla roccaforte di Avdiivka causandone la caduta. Una debacle considerata la premessa dell'avanzata in corso a Pokrovsk.

Insomma mentre a Kiev i topi abbandonano la barca che affonda e il

presidente si ritrova sempre più solo a Londra qualcuno è già pronto a raccoglierne lo scettro. Con l'appoggio, sussurra qualcuno, di quegli stessi alleati anglo- americani sempre pronti, fin qui, a scommettere su Zelensky

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