La morte di Evgenij Prigozhin potrebbe avere conseguenze anche sul conflitto ucraino, sebbene, di fatto, i suoi conflitti con il Cremlino abbiano già nelle scorse settimane avuto riflessi sul campo di battaglia. Le sue milizie infatti erano lontane dall'Ucraina già da tempo, prima ancora del presunto golpe di fine giugno. Putin, temendo che i Wagner assumessero ancora più potere e prestigio, aveva dato l'aut-aut: o vi arruolate tra le file dell'esercito regolare o sarete considerati fuorilegge. Per pronta risposta, i miliziani lasciarono il fronte.
E i risultati sono stati evidenti sin da subito, visto che Bakhmut, presa dopo un anno di feroci combattimenti con i Wagner in prima linea, di fatto è tornata sotto il controllo di Kiev. Piuttosto da non sottovalutare l'effetto piscologico che l'assassinio illustre avrà nei confronti dei soldati al fronte. La sindrome da «ci ammazziamo tra di noi», o ancora peggio «oggi serviamo, domani potrebbero eliminarci», non è da sottovalutare specie tra le tante migliaia di militari che proprio con i mercenari di Prigozhin hanno combattuto fianco a fianco per mesi. Più complesso invece lo scenario in Bielorussia, dove sono confinati migliaia di miliziani. Sono mercenari, d'accordo, ma è anche vero che in questo caso non comanda solo il denaro. Tra i wagneriani si è creato infatti un forte spirito di corpo e soprattutto una fedeltà quasi cieca verso il proprio leader. Venuta meno la sua presenza, difficile ipotizzare il proprio futuro, in Russia o nella stessa Bielorussia, dove senza dubbio farebbero comodo al leader Lukashenko, da sempre scendiletto di Putin, che teme un'ondata di ritorno di oppositori al termine del conflitto. E quel che accadrà coi Wagner nel feudo putiniano potrà incidere anche su un eventuale partecipazione diretta o meno della Bielorussia nel conflitto.
Un conflitto che ieri potrebbe aver fatto registrare una svolta di peso. «Le forze ucraine hanno piantato una bandiera ucraina sul suolo della Crimea», dicono da Kiev. L'operazione si sarebbe svolta tra la notte e la mattinata di ieri con uno sbarco effettuato sulla costa occidentale della penisola, vicino al villaggio di Mayak. Almeno 30 soldati russi sono rimasti uccisi nell'operazione delle forze speciali ucraine come confermato dal portavoce dell'intelligence della Difesa ucraina Andriy Yusov. «La liberazione della Crimea occupata è impossibile senza operazioni militari», ha ribadito il capo dell'intelligence militare Kyryl Budanov. «Abbiamo la capacità di colpire qualsiasi parte della Crimea, possiamo colpire il nemico in qualsiasi punto», ha detto. Se Mosca non commenta, la solerte ambasciata russa in Italia reagisce a suo modo: «La penisola di Crimea fa parte della Russia dal 1783. Piaccia o meno a qualcuno, resta il fatto che Crimea è Russia e Russia è Crimea». Un post che ha raccolto decine e decine di commenti di insulto.
Proprio ieri in Ucraina si è celebrata l'indipendenza del Paese. «Buon Giorno dell'Indipendenza dell'Ucraina! Il giorno dei liberi, dei forti e dei dignitosi. La giornata dei pari. Uomini e donne ucraini. In tutto il nostro Paese. In questa lotta, tutti contano. Perché la lotta è per qualcosa che è importante per tutti. Un'Ucraina indipendente», ha scritto il presidente Volodymyr Zelensky. Per tutta la giornata sono risuonati gli allarmi nel Paese con il timore di azioni dimostrative da parte di Mosca. Almeno una persona è stata uccisa e 16 sono rimaste ferite nei raid di Mosca su Kjerson e Dnipro.
Intanto, mentre fonti russe fanno sapere che il vetrice tra Putin e Erdsogan dovrebbe tenersi a Sochi, in Russia e non in Turchia, il prossimo 4 settembre, arriva una buona notizia per Kiev. Secondo il New York Times infatti, il Pentagono inizierà ad addestrare i piloti ucraini agli F-16 negli Stati Uniti a partire da settembre. Il via libera americano era subordinato al raggiungimento della massima capacità nei loro programmi di formazione dei Paesi europei.
E proprio ieri anche il Portogallo, ha confermato la propria disponibilità all'addestramento dei piloti di Kiev. «Abbiamo anche discusso delle opportunità di espandere la cooperazione nel campo della difesa, compresa la fornitura di attrezzature mediche e per lo sminamento», ha ribadito Zelensky.
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