La Nato gonfia i muscoli e Russia e Cina replicano a tono. La cronologia degli eventi e i toni delle dichiarazioni sono da Guerra Fredda. Tre i punti fondamentali presenti nella Dichiarazione dei leader dell'Alleanza, diffusa mercoledì sera, in anticipo sulla conclusione del Vertice di Washington: a Kiev andranno almeno 40 miliardi di euro in aiuti militari «entro il prossimo anno»; il percorso dell'Ucraina verso l'ingresso nell'Alleanza è «irreversibile» e «il suo futuro è nella Nato»; la Cina la smetta di aiutare l'industria bellica russa - altolà replicato anche da una dichiarazione ad hoc di Usa e alleati dell'Indopacifico. Questo, dopo gli annunci sull'invio di nuovi sistemi di difesa aerea (l'Italia fornirà un'altra batteria di Samp-T) e di caccia F-16 a Kiev, sul prossimo dispiegamento in Germania di missili a lunga gittata Usa - «Garantiranno la pace», il commento di Olaf Scholz - e la firma da parte di Italia, Francia, Germania e Polonia di un accordo per «migliorare le capacità di attacco a lungo raggio».
Poche ore e parte il fuoco delle repliche. «La Nato dovrebbe smettere di incitare allo scontro e alla rivalità e contribuire maggiormente alla pace e alla stabilità nel mondo», affermava Pechino. Come segnale di buona volontà, nelle stesse ore, l'esercito cinese metteva in scena un vero e proprio accerchiamento di Taiwan, con almeno 66 aerei a sorvolare i cieli appena al largo dell'isola. Da parte russa, il solito Dmitry Medvedev, affermava che Mosca deve impegnarsi per far «scomparire» l'Ucraina e la Nato. Gli faceva eco il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, che definiva la dichiarazione del vertice di Washington «una seria minaccia» per la sicurezza russa e per questo saranno «necessarie misure ponderate, coordinate ed efficaci per contenere la Nato». L'Alleanza, per Mosca, «è di fatto pienamente coinvolta nel conflitto in Ucraina». Di fronte ai contrattacchi avversari, in particolare russi, sul fronte Nato - «La più grande alleanza della storia», aveva ribadito Joe Biden nella cena di gala per i leader alla Casa Bianca - spuntavano le voci del turco Recep Tayyip Erdogan, che definiva «preoccupante» la possibilità di un conflitto diretto tra Nato e Mosca; e poi quella di Viktor Orban, che dopo la conclusione del vertice volava in Florida, a Mar-a-Lago, per incontrare Donald Trump. L'ennesimo sgarbo a Biden, all'Unione europea e alla Nato, dopo le visite a Mosca e Pechino (e Kiev) che alcuni hanno interpretato come un tour diplomatico per conto del tycoon, che non vede l'ora di mettere fine alla guerra. In questo quadro, la Cnn sparava in esclusiva la notizia di un complotto russo, sventato dall'intelligence Usa, per assassinare Armin Papperger, il ceo di Rheinmetall, il maggiore produttore tedesco dei fondamentali proiettili di artiglieria da 155mm che sono diventati l'arma decisiva sul fronte ucraino. L'azienda tedesca sta anche per aprire una fabbrica di veicoli blindati in Ucraina, una mossa che secondo l'intelligence Usa preoccupa profondamente la Russia. Insieme a Papperger, secondo la Cnn, Mosca stava pianificando anche gli omicidi di altri ceo di aziende di armamenti europee.
A margine del vertice, andava in scena alla Casa Bianca un nuovo incontro bilaterale tra Joe Biden e Volodymyr Zelensky. «Sosterrò l'Ucraina fino alla fine», ribadiva il presidente Usa. «Bisogna cancellare i limiti imposti ai nostri soldati», la richiesta del leader ucraino, estesa anche a tutti gli alleati nella conferenza stampa al fianco di Jens Stoltenberg: «Se vogliamo vincere abbiamo bisogno che i nostri partner eliminino tutte le restrizioni» all'impiego delle armi in territorio russo. A conclusione del faccia a faccia Biden-Zelensky, il Pentagono annunciava un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev da 225 milioni di dollari, compresa la nuova batteria di missili Patriot promessa a inizio vertice.
Nella notte italiana Joe Biden si è infine presentato in conferenza stampa, la prima dopo il disastroso dibattito con Donald Trump. Dalla sua performance dipenderà il futuro della sua campagna per la rielezione, dopo il crescente coro Democratico che gli chiede di fare un passo indietro.
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