Avdiivka sta per cadere, ma le sue rovine rischiano di seppellire anche la fama e la popolarità del presidente Volodymyr Zelensky. L'uomo simbolo dell'Ucraina, il presidente che nel primo anno di guerra non aveva mai sbagliato un colpo è ad un passo dalla polvere. Il suo errore più grosso, e potenzialmente fatale, è stato la destituzione del capo di Stato Maggiore Valery Zaluzhny. Sostituendolo Zelensky non ha soltanto messo da parte il militare più conosciuto e amato dagli ucraini, ma si è anche intestato le possibili conseguenze della scelta. Anche perché a Kiev e dintorni pochi si fidano di Aleksander Syrsky, il generale che prima di venir scelto come nuovo comandante in capo era stato tra i principali sostenitori della strenua quanto inutile difesa di Bakhmut.
Tutti i possibili rovesci rischiano dunque di pesare sulle spalle di un presidente «colpevole» di essersi assunto per la prima volta anche la responsabilità delle scelte belliche. In questo contesto il primo rovescio attribuito alle scelte sbagliate di Zelensky sarà probabilmente la caduta di Avdiivka. Lo strategico nodo industriale alle porte di Donetsk, per il cui controllo si combatte dal 2014, è a un passo dalla capitolazione. Ieri il comandante del gruppo operativo-strategico «Tavria», il generale di brigata Oleksandr Tarnavsky ha annunciato il ritiro dalle postazioni «Zenith» situate alla periferia sud-orientale di Avdiivka. «Abbiamo mantenuto questa posizione finché ci ha permesso di scoraggiare e colpire efficacemente il nemico», si è giustificato il generale aggiungendo che «l'occupazione di queste posizioni non cambia la situazione e non concede al nemico un vantaggio strategico».
Nonostante le rassicurazioni del generale, la situazione di Avdiivka e dei suoi difensori appare disperata. I cinquantamila soldati russi, forti di una superiorità numerica di sette a uno, hanno circondato sia le rovine del centro abitato, sia l'impianto per la produzione di carbone coke. In questa posizione chiave è imbottigliata l'unità della Brigata Azov mandata a rinforzare il fronte nord. Come se non bastasse le truppe ucraine non hanno più accesso alle linee di rifornimento. L'interruzione della strada da Lastochkino, conosciuta come la «strada della vita», ha reso impossibili i rifornimenti di viveri e le forniture già scarse di munizioni.
L'interruzione degli aiuti militari statunitensi e la mancata promessa europea di far arrivare a Kiev un milione di proiettili da 155 millimetri costringono gli artiglieri ucraini a centellinare i colpi. Sfruttando questa superiorità numerica e logistica le forze di Mosca sono avanzate da nord a sud arrivando a controllare larghe porzioni di area urbana.
La caduta di Avdiivka rischia così d'infliggere un altro duro colpo alla popolarità di un presidente che subito dopo l'attacco russo vantava indici di gradimento superiori al 90 per cento. A due anni di distanza, stando agli istituti di rilevamento ucraini, la sua popolarità è ormai al 60 per cento. In tutto ciò solo la sostituzione di Zaluzhny gli è costata la perdita di cinque punti.
E mentre il deposto generale continua a venir considerato un eroe dal 90 per cento della popolazione per Zelensky il peggio è alle porte. Con un esercito ridotto all'osso e munizioni sempre più scarse la caduta di Avdiivka rischia di rivelarsi il prologo di una disfatta ben più ampia.
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