N eppure la miseria di una legge, e si dice una, sono riusciti ad approvare in trenta giorni. E a dicembre sono state cinque, ma quattro erano conversione di testi già approvati, tutte emergenze e disastri (scuola, terremoti, inquinamento...). Insomma, misure urgenti e improrogabili in un parlamento che dal 25 dicembre ha prorogato le vacanze e rinunciato al suo mandato.
L'Inghilterra ha ratificato la Brexit che ha modificato l'Occidente, in Francia, nel solo mese di gennaio, l'Assemblea nazionale ha varato diciotto leggi e il Senato, ancora a dicembre, ha fatto meno, ma sempre meglio di noi (9 leggi) di cui due votate la notte di Natale. E non si tratta della legge Finanziaria, legge dove in Italia si imbosca qualsiasi cosa, ma di leggi organiche che incidono sulla società francese e non come le nostre che sono di consolazione, rattoppi di sopravvivenza. Impegnati a fare tutt'altro, deputati e senatori hanno dimenticato l'unica cosa che andava fatta: legiferare. Sono dappertutto tranne che in parlamento. E quel che è peggio è che loro stessi lo denunciano inserendo sui social le immagini dell'aula vuota, olio su Twitter e dunque la democrazia come natura morta. Distaccati in Emilia-Romagna e in Calabria per la campagna elettorale (almeno una settimana per ciascun rappresentante di Lega e Pd), occupati a preparare le memorie difensive per difendersi dai probiviri (in pratica tutti gli onorevoli del M5s), impegnati a trovare un tetto parlamentare (e parliamo del grande gruppo misto e di tutti gli espulsi 5s), da un mese a Montecitorio non si vede nessuno e chi si è visto lo si è visto solo per ritirare la posta.
L'obiezione sarà la solita: non è così, è solo cattiva informazione. Non è vero. È solo quanto registrano i loro orologi. Non lo diciamo noi, ma le ultime statistiche parlamentari. A gennaio, le ore di seduta per attività legislativa sono 0. Lo zelo non ha superato la misura dell'ora. 41 minuti sono stati infatti spesi dal parlamento per formulare nuove leggi. Si ribatterà che in parlamento si fa anche altro come attività di indirizzo e controllo. Giusto. Ma, al momento, non più di 12 ore e 28 minuti. E non è certo solo colpa del parlamento, ma in buona parte del governo che al parlamento non offre stimoli, non lo sferza, ma lo addormenta con lunghissimi e inconcludenti vertici di governo che servono solo a tenerlo incollato.
Prendiamo allora gli ultimi decreti legge esaminati e in corso di conversione. Nella banca dati ne appare uno. È del 9 gennaio 2020. Non è un decreto che cambierà il destino degli italiani, ma è il decreto che ha aggiunto un posto a tavola: «Disposizioni urgenti per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca». Nient'altro che il ministero che si è inventato il premier a fine anno e che ha assegnato a Gaetano Manfredi.
Faremo però torto alla cronaca se non tenessimo conto di quanto si è consumato in aula in questi giorni e che riguarda la prescrizione. Il 27 gennaio era il giorno della proposta di Enrico Costa, proposta che ripara la riforma vergogna di Alfonso Bonafede.
Era l'unica legge importante che si sarebbe potuta votare, ma il governo ha deciso di cestinarla e rimandarla in esame in commissione per non disturbare gli equilibri di maggioranza. C'è un paese paralizzato a cui non basta un parlamento con 945 rappresentanti. Altro che tagliarlo di numero! Per averne uno, bisognerebbe averne un altro che funzioni.
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