Ecco le vere motivazioni delle dimissioni di Zinga

Cosa si nasconde davvero dietro le dimissioni di Nicola Zingaretti? Non la volontà di candidarsi a Roma ma un gioco di strategie e logoramento

Ecco le vere motivazioni delle dimissioni di Zinga

Le dimissioni di Nicola Zingaretti sono detonate all'improvviso al Nazareno. In pochi, pochissimi, erano a conoscenza delle intenzioni del segretario del Partito democratico e così, quando ieri il governatore ha annunciato la sua decisione, in tanti nel Pd si sono trovati spiazzati. Sono tante le ipotesi che da ieri vengono fatte per spiegare la scelta di lasciare la segreteria del Partito democratico ma nessuna di queste sarebbe realistica. A spiegare cosa si nasconderebbe realmente dietro le dimissioni di Zingaretti è Marco Antonellis, che su Tpi.it racconta la genesi e i motivi dell'abbandono.

Per capire bisogna contestualizzare l'annuncio. Ieri è stato confermato il rinvio delle elezioni amministrative al prossimo autunno per decisione di Mario Draghi che, in accordo col Quirinale, non considera sicure le elezioni in primavera. Una decisione che era nell'aria già da giorni ma che solo poche ore fa ha trovato certezza. "È in quel momento che Zingaretti comincia a pensare alle dimissioni", rivela Marco Antonellis. Uno slittamento così importante del voto, stando a quanto ricostruito dal giornalista su Tpi.it, avrebbe causato complicazioni importanti a Zingaretti, che sarebbe andato incontro a mesi di grandissima incertezza. "Il segretario del Pd è cosciente del fatto che l’opposizione interna lo metterebbe sulla graticola per fargli perdere le comunali e, quindi, per cacciarlo via (da perdente) a novembre", spiega Antonellis. La fronda dei nostalgici di Matteo Renzi e quella di Matteo Orfini avrebbero intensificato le operazioni di logoramento ai fianchi, portando Zingaretti a una estenuante battaglia intestina che lo avrebbe indebolito notevolmente.

Ecco che, quindi, il governatore del Lazio avrebbe deciso per la "mossa del cavallo": senza che ci sia ancora un sostituto pronto per prendere il suo posto, Nicola Zingaretti ha lasciato la segreteria del Partito democratico affinché ad avere i grattacapi siano ora i suoi antagonisti. Una scelta strategica, che gli ha impedito l'umiliazione della cacciata dopo le elezioni politiche. Nicola Zingaretti ha semplicemente giocato d'anticipo perché, stando al ragionamento fatto da Antonellis, "il vero obiettivo dell’opposizione interna era di sfrattarlo – e di sostituirlo con un nome più gradito, alla Bonaccini, per intenderci – prima delle prossime elezioni politiche". Lo scopo era quello di evitare che Zingaretti compilasse le liste elettorali nelle quali, con ragionevole certezza, non sarebbero comparsi i renziani che lui voleva rendere sempre più marginali.

Il piano per far fuori Zingaretti era pronto nei minimi dettagli e si sarebbe dovuto compiere entro novembre. La deadline non è casuale, perché nel Pd ma anche negli altri partiti c'è la convinzione che il passaggio di Mario Draghi a Palazzo Chigi sia propedeutico alla salita al Colle del prossimo anno al posto di Sergio Mattarella. Visto che il presidente della Repubblica verrà eletto dal parlamento all'inizio del prossimo anno e che potrebbe essere proprio l'attuale presidente del Consiglio, è logico supporre che nel 2022 ci saranno le elezioni politiche anticipate.

"Il vero obiettivo degli oppositori interni era di impedire a Zingaretti di fare le liste elettorali per le prossime elezioni politiche", prosegue Antonellis. Capita l'antifona, Zingaretti ha deciso di sgomberare il campo, consapevole che il logoramento interno non sarebbe finito.

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