Zingaretti restauratore. Il Pd riapre Capalbio e rottama i quarantenni

Il primo a saltare è il tesoriere renziano. E tornano ad affacciarsi i "padri nobili"

Zingaretti restauratore. Il Pd riapre Capalbio e rottama i quarantenni

A volte ritornano: da Prodi a Nanni Moretti a Letta alla Ferilli, mentre in attesa di Moni Ovadia ci si accontenta di Lello Arena. «Siamo all'ultima spiaggia», la buttano sul ridere dalle parti di Renzi, e la battuta non riguarda la scelta di Zingaretti come l'estrema possibilità del Pd di risalire a galla, quanto proprio l'Ultima Spiaggia, lo stabilimento simbolo di una certa sinistra alle vongole, quella di Capalbio, dove il nuovo segretario ha una casa.

E infatti rieccoli. «Speriamo che non torni la Ditta», ha confidato ieri al Corriere della Sera Francesco Bonifazi, tesoriere uscente, da sempre vicinissimo a Matteo. Tempo ventiquattr'ore e l'hanno sostituito. Adesso la cassa è nella mani di Luigi Zanda, franceschiniano, ex capogruppo al Senato. «È un incarico immaginario. Perché per fare il tesoriere ci vuole il tesoro, mentre qui il tesoro non c'è», il commento a caldo di Zanda. Del resto l'intervista di Bonifazi è stata accolta con parecchio fastidio dagli uomini di Nicola. «Ci vuole proprio la faccia di bronzo a parlare, dopo aver lasciato un partito che non ha nemmeno una lira per piangere». Al punto che per l'incoronazione di Zingaretti attraverso l'assemblea bisogna aspettare dieci giorni, perché prima l'albergo scelto, uno dei più economici, è occupato.

Oltre a Zanda sta per rientrare Paola De Micheli, sottosegretario alla presidenza ai tempi del governo Gentiloni, futura vicesegretario del partito. E proprio Paolo Gentiloni, grazie al suo profilo moderato e non comunista, si sta dando molto da fare in queste ore dal punto di vista diplomatico per smentire che il Pd abbia svoltato a sinistra, come titola Le Monde. Un incontro a Roma con John Kerry, un viaggio a Londra, una conferenza con la stampa estera. «Non dobbiamo tornare all'ideologia di mezzo secolo fa - spiega l'ex premier - ma dare nuove risposte ai problemi posti dalla globalizzazione: sicurezza, lavoro, ingiustizia sociale, sostenibilità ambientale. E questo non può essere fatto tra le élites, ma solo con il popolo».

Il nuovo leader del Pd dichiara di voler essere «il segretario della strada, vicino alle persone che soffrono». Dovrà guardarsi dall'abbraccio soffocante dei padri nobili. Romano Prodi ha «riaperto la tenda». Dice. «Sono quasi tornato a casa». Dopo cinque anni di esilio si è rifatto sotto pure Enrico Letta. «Riprendo la tessera, mai più il partito dell'antipatia». In fermento anche il coté intellettuale. Roberto Benigni, Massimo Ghini, Paolo Virzì, Stefania Sandrelli, Francesco Guccini, più Moretti e la Ferilli, tutti insieme appassionatamente come ai bei tempi dell'Ulivo. La vocazione maggioritaria va in archivio, persino D'Alema e Bersani sperano di tornare a casa.

Si consuma così la rivincita dei vecchi, confermata anche dal dato anagrafico registrato ai gazebo di domenica scorsa: quasi la metà degli elettori delle primarie ha più di 64 anni e gli studenti erano il tre per cento. E l'altra faccia della medaglia è la rottamazione in atto dei generazione dei quarantenni, i renziani più o meno ortodossi che negli ultimi cinque anni hanno retto il Nazareno. Uno dei due capigruppo Marcucci o Delrio, è a rischio conferma. Non sarà una battaglia facile, anzi Zingaretti sta già trovando i primi problemi, visto che gli uomini di Matteo controllano ancora i gruppi parlamentari, soprattutto a Palazzo Madama.

Stando allo statuto interno, deputati e

senatori devono scegliere 100 delegati per l'assemblea nazionale ma, visti i rapporti di forza, la nuova maggioranza di troverebbe in minoranza. In attesa di una difficile mediazione, il segretario ha congelato la lista.

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