Firenze - Non è chiaro chi abbia veramente lanciato il comunicato dello scorso venerdì dove un certo «Joseph Bevilacqua» smentiva di essere il Mostro di Firenze e Zodiac.
Non so se l’ex direttore del Cimitero Americano di Firenze Joe Bevilacqua abbia firmato una delega a un avvocato. Con me ha però sottoscritto un contratto per la stesura della sua biografia. E nella sua firma non c'è alcun «Joseph». Così come nella storia portata alla luce dal settimanale Tempi e da Il Giornale non c'è alcun «Joseph». E a meno che lo Stato italiano, le Pagine bianche e la mano destra con la quale il vero Joe ha firmato il contratto di ghostwriting con il sottoscritto non l'abbiano ingannato, l'identità completa dell'ottuagenario testimone della Procura di Firenze nell’inchiesta Mostro è la stessa che si trova sulle lettere di Zodiac e agli atti del processo Pacciani: Giuseppe Bevilacqua.
BEVILACQUA GIUSEPPE
Non c'era scritto «Joseph» nemmeno sul cappello che Bevilacqua aveva in testa quando andammo a bere una birra al bar Marconi di Falciani. Era un pomeriggio di mezza estate del 2017. Sicuramente i proprietari se lo ricorderanno: «Come sei cambiato, Joe», dissero, quando lo videro. Sul cappello che Bevilacqua aveva in testa campeggiava il nome «Joe». Dunque l'agenzia con la smentita del misterioso Joseph, riportata con un'anomala sollecitudine dai quotidiani la settimana scorsa, contiene un errore grossolano. Oppure c'è stato uno scambio di persona. E se non è una burla, è stata davvero una pessima idea.
IL CODICE CRACCATO
Leggendo al contrario i 18 simboli mai decifrati del primo codice di Zodiac, la «B» di Bevilacqua corrisponderebbe alla Q rovesciata. In questo gioco «da settimana enigmistica», il nome che salta fuori è «Giuseppe» non «Joseph». Se dunque è stato realmente Joe Bevilacqua, l'autentico Joe, a smentire di essere Zodiac, si potrebbe pensare che l'ex agente del CID sappia che non c'è alcun «Joseph» nemmeno nella cartolina di Halloween inviata dal serial killer americano al cronista «Paul Averly» del San Francisco Chronicle, il 27 ottobre 1970.
Sarebbe utile che l’avvocato di Bevilacqua fornisse ai giornali, in aggiunta alla smentita, copia della firma del suo assistito, così ci assicureremmo che Joe non abbia dimenticato il suo nome oltre alle ammissioni di responsabilità dell’11 settembre 2017 e al fatto di avere avuto una pistola (e non solo una, probabilmente). Aveva dimenticato quest'ultimo particolare mentre testimoniava in Tribunale a Firenze contro Pietro Pacciani, il 6 giugno 1994, ma l'ha ricordato a me.
(1.Continua)
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