Marianna Bartoccelli
da Roma
Un’audizione fatta per prendere forza, per risollevarsi con l’apprezzamento di tutti i senatori presenti e alla fine dichiarare di sentirsi in «uno stato d’animo eccellente». Sembra questo il vero motivo e il risultato finale dell’incontro tra Nicolò Pollari, il direttore del Sismi, e la commissione Difesa del Senato, presieduta da Sergio De Gregorio dell’Idv. Un incontro nato tra le contestazioni di molti esponenti della stessa maggioranza e tenuto malgrado giorni fa lo stesso presidente del Senato, Franco Marini, avesse «suggerito» a De Gregorio di soprassedere. Ma la convocazione, prevista da prima che esplodesse il caso Abu Omar, l’imam che sarebbe stato rapito dalla Cia a Milano, confermata con l’impegno di tutte le componenti di non porre domande sul caso specifico, è stata accettata «di buon grado» dal direttore del Sismi per potere ricevere sostegno e solidarietà, come è stato, in un momento nel quale questa sembra vacillare da parte del governo.
La riunione è stata secretata con l’accordo di tutti mentre da Milano arrivava la notizia che i magistrati responsabili dell’indagine Sismi-Omar dichiaravano che per la loro inchiesta non è necessario che il governo liberi Pollari dall’obbligo del segreto di Stato (come hanno chiesto i difensori del direttore Sismi). E contemporaneamente il vicepremier Massimo D’Alema assicurava che il governo, se necessario, avrebbe accettato di togliere il segreto «per collaborare con la magistratura e nel rispetto dell’operato dell’intelligence».
Il silenzio stampa che si è autoimposta la commissione è nato dalla necessità di consentire a Nicolò Pollari di offrire una panoramica a 360 gradi dell’attività dei servizi di difesa nel mondo. Dopo avere fornito una corposa relazione con cartina geografica che segnalava tutti gli scenari di azione e intervento, Pollari ha parlato del funzionamento della sua struttura, dei rapporti ottimi con i servizi degli altri Paesi, Cia inclusa, della capacità dimostrata dal Sismi nel difendere l’Italia dal terrorismo internazionale e della grande abilità messa in campo dai suoi uomini nella liberazione degli ostaggi, anche di quelli non italiani. Silenzio rispettato da tutti i commissari sui contenuti della lunga relazione, l’unica indiscrezione è stata data dallo stesso presidente De Gregorio che ha detto come Pollari abbia fatto cenno al pericolo che spesso le indiscrezioni stampa possono determinare per fonti e giornalisti che hanno aiutato la liberazione degli ostaggi, come nel caso di Giuliana Sgrena. «Oggi sono state individuate e in questi casi nel mondo arabo si rischia la vita» ha ammonito De Gregorio, raccontando che Pollari ha ricordato anche la vicenda di Calipari, la cui vedova stava in aula nella sua qualità di componente della commissione. Proprio nella vicenda Sgrena - pare abbia sottolineato Pollari - molto utile è stato l’apporto di persone che facevano capo alle testate televisive Al-Arabja e Al-Jazeera. Per una curiosa coincidenza nella sala accanto la commissione Giustizia del Senato aveva convocato i vertici del Sindacato giornalisti proprio per discutere del ruolo di collaboratori dei servizi di alcuni giornalisti.
De Gregorio ha sottolineato inoltre come l’audizione avesse per tema il ruolo dell’intelligence nella difesa dal terrorismo e della possibile riforma. Il caso Abu Omar non è stato affrontato per non invadere il campo di competenza del Copaco (che incontrerà i vertici dei servizi di intelligence tra martedi e mercoledi) e proprio per sottolineare la differenza di compiti Massimo Brutti, il senatore Ds del Comitato di controllo, non ha voluto partecipare alla riunione. C’è stato un cenno necessario alla vicenda quando si è parlato di correttezza dei servizi. Su questo il direttore del Sismi ha ribadito che la sua struttura collabora con i servizi segreti dei Paesi alleati ma non è succube, è estranea a qualunque azione contro la legge, anche quando si è di fronte a situazioni «border line».
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