Un porticciolo da 900 posti Il «progetto Marinella» resta in secca ad Ameglia

Un porticciolo da 900 posti Il «progetto Marinella» resta in secca ad Ameglia

Stessa spiaggia, stesso mare e nulla è cambiato. Se fosse cabaret la potresti vendere a canzoni che ci sta tutta, questa storia estiva un po' datata, un po' rimaneggiata, un po' elusa in quel d'Ameglia dei progetti grandi, del PUC da farsi, dell'ufficio urbanistica che continua a cambiare capiarea e degli amministratori che non riesci ad incontrare. Quando il «progetto Marinella» (porto da 900 posti barca, ricettività e centri commerciali) punta a ridisegnare l'estremo lembo di Liguria, gli operatori balneari stanno fra color che son sospesi e la terra-spiaggia fluttua in attesa di quel che sarà. «Un gran pasticcio - tuona Giacomo Giampedrone, capogruppo di Forza Italia in Comune e responsabili dei giovani azzurri - con condoni fermi all'85 e pratiche andate perse. Da gennaio sollecitiamo gli amministratori (giunta DS-Margherita) sulla questione urbanistica. Loro stessi hanno dichiarato che l'ufficio era allo sbando». Settore delicato soprattutto in prospettiva. Aree di pregio, litorale da investimenti balneari e ricorsi al TAR. Tanti. Troppi. Stupisce che in tutto Ameglia faccia solo 4500 anime, avvitate su questioni annose. «Negli ultimi tre anni all'urbanistica hanno cambiato tre capiarea, resiste solo l'assessore di cui abbiamo già chiesto per ben due volte le dimissioni - butta lì Giampedrone - Hanno deciso di sostituire l'ultimo responsabile dell'ufficio, in carica da un anno, per mancanza di raggiungimento degli obiettivi. Abbiamo chiesto la convocazione di due consigli straordinari per capire quali fossero questi obiettivi. Macchè, nebbia. È inaccettabile che questo andazzo diventi ordinaria amministrazione». Giampedrone t'assicura che il tutto lo hanno già detto e ridetto nelle sedi deputate. Niente, effetto muro di gomma. Intanto al delicato ufficio urbanistica «è subentrato uno che è dipendente a tempo indeterminato del Comune di Sarzana, e che noi utilizziamo come consulente di alta professionalità pagandolo una cifra considerevole, un dettaglio che la dice lunga sulla gestione trasparente dell'ufficio».
Mica finita, Giampedrone si sfoga mentre un passo via l'altro s'infila nel budello al mare su spiagge lunghissime e pineta alle spalle, roba del Demanio e del Monte dei Paschi di Siena: «Chiediamo all'amministrazione una relazione sull'operato del nuovo capo area cui hanno riconfermato l'incarico fino al 31 dicembre senza che questi abbia fornito un quadro degli interventi negli ultimi sei mesi, giusto per capire se il miglioramento atteso c'è stato». Sembra ironico Giampedrone, ma quest'aria sopra le righe la respiri un po' ovunque.
Allunghi verso il Bagno Italia, il titolare è Sarino Ullo, che nel 1948 qui ha pensato bene di metterci radici. In un dopoguerra di lacrime e sangue su 92 metri di fronte mare, che non era buono per piantarci patate e mica valeva l'oro di oggi. Di anno in anno, lui come gli altri, e un turismo da inventarsi in uno spazio da ottimizzare. Un esempio di come va. Lo avevi lasciato un paio d'anni fa pieno di ricorsi fino al collo e in attesa di risposte dalla giunta Galazzo. Torni a trovarlo: «mica è cambiata la faccenda» ringhia Sarino, 84 anni, che scuote la testa e si sistema al tavolo. Lo avevi lasciato con quel parcheggio, sequestrato prima («non posso utilizzarlo e ho perso venti clienti che fanno 40.000 euro») e in attesa di condono poi: «Nessuna risposta e la sensazione è che non arriverà mai. C'è una strada da farsi qui dietro, - mentre indica una fila di cabine da ristrutturare - facile che si prendano tutto».
Antonio, suo figlio, annuisce. Vuole mostrarti la creatura cresciuta negli anni, il prato all'inglese con i giochi per i bambini a toccare la sabbia, l'area di parcheggio inaccessibile, ma soprattutto quella striscia confinante che «il Comune nel 2004 ha venduto con trattativa privata ad una famiglia residente nella casa che si affaccia proprio su quello spicchio di terra». Questa non l'hanno digerita a casa Ullo. Parte l'ennesimo ricorso contro il Comune. Brucia la sorte di quel pezzetto di ex Demanio «che abbiamo ripetutamente chiesto all'amministrazione. Niente da fare. L'hanno affittato a questa famiglia per qualche anno e poi gliel'hanno venduto per 15.000 euro». Ti mostra la terrazza sul mare: «Nell'81 il Demanio vendette quei 1400 mq al Comune di Ameglia a condizione che l'area fosse destinata entro 5 anni a strada pubblica e che mantenesse tale destinazione per almeno 20 anni. Tutto è rimasto sulla carta, il Comune prima lo ha affittato a quella famiglia, poi, passati i 20 anni dall'acquisizione, ha pensato bene di venderlo agli stessi senza indire alcuna gara nonostante ci fossero altri, come noi, disposti ad acquistarlo». Ti cerchi la delibera del consiglio comunale (supportata dai vari pareri legali favorevoli) che motiva l'atto (prima di affitto e poi di vendita) a quei residenti: «finalità sociali e solidali» recita il documento, perchè lo spazio in questione «consente al loro familiare disabile di poter svolgere attività motorie e ludiche in spazio aperto e recintato, riqualificando un'area in cui venivano in precedenza depositati abusivamente rifiuti di ogni genere».
La decisione, seppure etica, spiazza, tant'è che parte un'interrogazione della minoranza sul vincolo di pubblica utilità dell'area in questione. «Passano gli anni, passano»: Sarino è una furia, va bene il ricorso al TAR, ma la storia diventa biscia. La questione giudiziaria l'eredita l'avvocato Piergiorgio Leoni dello Studio Corradino. Lui è sereno: «La giurisprudenza ci è favorevole - insiste - Innanzitutto il Comune non ha fatto alcuna gara, che è d'obbligo quando vai ad alienare un bene pubblico. Poi l'art 37 del Codice della Navigazione prevede la procedura di evidenza pubblica anche in caso di concessione. Da non trascurare il fatto che il Bagno Italia aveva chiesto d'essere concessionario di quest'area. E la giurisprudenza comunitaria ha poi chiuso il cerchio sull'obbligo di gara, indipendentemente dal bene».
Una storia paradigmatica e incancrenita: Sarino sbuffa e guarda in tralice mentre Antonio mette le vie le carte e prepara un caffé. T'attacchi al telefono per parlare col sindaco Umberto Galazzo e lasci messaggi alla segretaria annunciando la questione. Macchè. Ci riprovi con l'assessore all'Urbanistica, Goffredo Guglielmone, che ignaro ti risponde, ascolta la sintesi, ma le risposte preferisce dartele a quattrocchi. Vabbè, ci sta un altro viaggio ad Ameglia. Concordi il giorno, ma alla conferma il cellulare è muto.

Sarà pure l'agosto italiano, sarà un gioco di priorità, sarà che le beghe sono sempre grattacapi. Ripensi al vento teso che allunga il mare e a Sarino che guarda l'orizzonte. Stessa spiaggia, stesso mare. Certe canzoni sono davvero eterne.

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