"Porto in scena Allen e la sua musica jazz tra risate e tanta ironia"

L'attore da stasera a domenica al Carcano: "L'arte di Woody è stata sempre curativa"

Tullio Solenghi porta in scena Woody Allen
Tullio Solenghi porta in scena Woody Allen

Se sei fortunato, dentro di te può esserci un pizzico di umorismo ebraico. Magari naturale, magari imparato alla scuola dei grandi, al cinema soprattutto. E se hai quella dose di ironia, la vita sarà ben più sostenibile nei momenti duri. E anche più divertente. Ecco, Tullio Solenghi è uno che di umorismo e comicità ha fatto una missione esistenziale e professionale, e di umorismo ebraico tra Woody Allen e Groucho Marx si è cibato sin dalla giovane età. «Woody? Lo amo da sempre. Dai suoi primi libri. A questo spettacolo prima o poi ci dovevo arrivare». Lo spettacolo - in scena al Teatro Carcano da questa sera al 2 aprile - si intitola «Dio è morto e neanch'io mi sento tanto bene» e la battuta è ovviamente del piccolo grande newyorchese.

Finalmente Woody Allen, è il caso di dirlo?

«Diciamo che l'ho presa larga. Sono giusto passati cinquant'anni da quando mi ritrovai in mano la prima edizione di Saperla lunga, il primo libro di Allen. Ne fui folgorato. Poi, con i suoi altri titoli Bestiario, Citarsi addosso e Effetti collaterali che seguirono, l'amore fu totale. E mi dissi che prima o poi avrei portato sul palcoscenico uno spettacolo su Woody».

Con tanto di musica.

«Sì perché separare Allen dalla musica non è possibile. Il jazz nelle colonne sonore dei suoi film, Gershwin, Tommy Dorsey, Dave Brubeck è immancabile. E poi la sua passione per il dixieland, quando suona il clarinetto nei locali a New York. Ecco perché con me sul palco ci sarà una band di giovani musicisti guidati dal maestro Alessandro Nidi».

Canterà pure?

«Un solo brano: Non dimenticar le mie parole, che Allen ha sempre amato e inserì nel suo film To Rome With Love».

Cosa ama dell'umorismo alleniano?

«Dietro ogni battuta di Allen c'è l'intelligenza, la senti letteralmente lavorare. L'ironia, di un grande come lui ma anche ingenerale, è una chiave preziosa per mantenere un giudizio lucido sulla realtà. L'ironia ti rende libero. In Allen c'è poi il surreale, quello che io, Massimo Lopez e Anna Marchesini nel Trio abbiamo sempre amato. E poi quel rapporto con il destino e Dio, da vero ebreo, che Woody ha sempre raccontato nei suoi film e nei suoi Racconti hassidici e nella parodia delle Sacre Scritture in Saperla lunga».

Oggi l'ironia di un Woody Allen appare quasi curativa: non sono bei tempi.

«La prima volta che portai in scena questo spettacolo fu in streaming, per il milanese Teatro No'hma. Ora col pubblico tutto acquista più senso. Ma già allora, in piena pandemia, quando paura e rabbia ci stavano condizionando, l'arte di Woody era davvero una cura».

Tornerà in scena con Massimo Lopez?

«Sì, stiamo scrivendo il secondo show.

Il primo ha raccolto un successo notevole, con oltre 300 repliche, ci ha spinto a fare il bis, anche perché noi due ci divertiamo davvero tanto. Inoltre, tornerò in scena con uno spettacolo di Gilberto Govi, I maneggi per maritare una figlia».

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