Porto, la sindaco non ci sta: «Una nomina tutta politica»

Musso, leader della minoranza, chiede a Marta Vincenzi di rendere nota la lettera pro-Costa inviata al governo

Porto, la sindaco non ci sta: «Una nomina tutta politica»

Ci prova Enrico Musso, docente di Economia dei trasporti e consigliere comunale d’opposizione dopo essere stato candidato sindaco, a stanare Marta Vincenzi sui contenuti della lettera con parole di fuoco inviata la settimana scorsa al premier Romano Prodi e/o al ministro Alessandro Bianchi a proposito della nomina del presidente dell’Authority. Questo mentre qualcuno si chiede ancora se i giochi a favore della nomina di Luigi Merlo siano fatti davvero, o se resti, nelle pieghe di una procedura a dir poco farraginosa, una speranza residuale per gli altri due candidati, Paolo Costa e Mario Margini, se non addirittura per la formazione di una nuova terna.
L’ha scritta, non l’ha scritta, comunque, quella lettera, il sindaco? E se l’ha scritta l’avrà spedita? E se l’ha spedita, qual era il contenuto? Troppi gli interrogativi su una questione che, fino a prova contraria, non riguarda faccende private, ma l’avvenire della città. E allora Musso vuole vederci chiaro. Per questo chiede «copia della lettera, anche allo scopo di valutare la fondatezza delle polemiche sorte negli ultimi giorni. Colgo l’occasione - insiste con encomiabile perfidia il leader dell’opposizione nella Sala rossa di Tursi - per suggerire, ai fini di massimizzare la trasparenza e l’informazione per i cittadini, che tutta la corrispondenza istituzionale dell’amministrazione sia messa a disposizione su internet, come avviene in molte amministrazioni comunali straniere». L’obiettivo è chiaro: fare giustizia delle tante versioni contrastanti sulla fantomatica missiva, alimentate dalla stessa Vincenzi che prima ha fatto capire che «inviò», poi ha smentito, infine ha lasciato intuire che ci sarebbe stato un contatto (via mail, irrituale? Oibò!). A questo punto, Marta Vincenzi (che ieri ha bollato come «scelta tutta politica» la nomina di Merlo) sarà costretta a mostrare le carte in una sede ufficiale, il consiglio comunale. Con tutte le conseguenze che comporta un dibattito sulla questione, dopo che nell’ultima riunione dell’assemblea sindaco, giunta e maggioranza hanno sepolto i chiarimenti sul porto sotto la nevicata (datata, ma sempre buona per depistare l’imbarazzo). Intanto, fa passi avanti (di lumaca) la procedura formale per intronizzare Merlo a Palazzo San Giorgio. Il titolare dei Trasporti Bianchi proprio ieri, dopo le indiscrezioni lasciate trapelare venerdì scorso in margine al Consiglio dei ministri, ha diffuso un comunicato in cui si ribadisce quanto ci si aspettava: il ministro ha designato Merlo, e la designazione è stata inviata al presidente della Regione, Claudio Burlando, che dovrà esprimere il suo parere. Poi sul nome di Merlo dovrà giungere il «concerto» del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro e, infine, il parere delle commissioni di Camera e Senato. Un rito talmente complesso - più che lecito definirlo incasinato - che pare fatto apposta per affermare tutto e il contrario di tutto fino al momento dell’ultimo passaggio, quel passaggio che però potrebbe rivelarsi il penultimo se Marta Vincenzi, «grande elettore» e sponsor (praticamente unico) del veneziano Costa, puntasse i tacchi e facesse ricorso contro la nomina di Merlo in virtù di presunte «irregolarità» nella designazione dei candidati. L’ipotesi ha preso piede a seguito delle dichiarazioni del ministro Di Pietro, di cui si conosce (forse si presume e basta) un altro «concerto», questa volta col sindaco Vincenzi, per imporre Costa. «Ignoro tutto - ha dichiarato l’ex magistrato -, non ho ancora visto niente, non sono informato, deciderò quando Bianchi mi avrà fatto sapere qualcosa». Della serie: io non vedo, io non sento, io non parlo. Ogni riferimento alle tre scimmiette è puramente casuale. Insomma: c’è sempre qualcuna - qualche istituzione locale e nazionale...

- che pensa che si possa fare un passo indietro, che non è ancora detta l’ultima parola. E che, in fondo, in questo Paese così incrollabilmente decisionista, Costa è solo uscito dalla porta, ma può sempre rientrare dalla finestra.

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