Prada e non Apple al posto di McDonald’s: progetto meno bello ma porterà più soldi

Il marchio d'alta moda si aggiudica per 18 anni gli ambiti locali comunali oggi occupati da McDonald's. Il canone annuo è stato fissato a 2 milioni e 118mila euro per i primi 5 anni, e tre milioni e 629mila euro per il resto. Rialzo d'asta pari al 150% per Prada, Apple si è fermata all'1%

Prada e non Apple al posto di McDonald’s: progetto meno bello ma porterà più soldi

L’architetto amico di Steve Jobs era sicuro di avercela fatta. Dopo aver costruito Apple Store in giro per il mondo, a partire dal Cubo della Quinta strada di Manhattan, era pronto al lavoro in Galleria. «Steve ci teneva moltissimo all’Apple Store di Milano, chiedeva spesso se i problemi erano stati risolti... A Milano c’era una certa indifferenza» ha rivelato in un’intervista subito dopo la morte di Jobs. Concludeva: «Infine ce l’abbiamo fatta...». Invece no. Al posto del McDonalds di Galleria Vittorio Emanuele arriverà Prada. E non l’Apple Store che tutti si attendevano e che a New York è uno dei «monumenti» più visitati della città. Molto più che un negozio, il simbolo di un’era, di un’intera generazione e forse anche di due o tre. Ma anche se il progetto con il copyright della Mela morsicata è stato giudicato migliore dalla commissione di Palazzo Marino, il canone di locazione offerto da Prada è molto, molto più alto. Il rilancio di Apple è stato dell’1%, contro un rialzo del 150% di Prada. Così alla fine Prada Milano trionfa su Apple Cupertino.

Stay hungry, stay foolish diceva Steve Jobs. Affamati e folli, ma non abbastanza da mettere sul piatto oltre 5 milioni di euro di af­fitto l’anno per i primi cinque an­ni, cioè l’offerta economica di Pra­da, che ne pagherà quasi diecimi­la per i successivi tredici. In totale circa centocinquanta milioni di euro. Stupisce però che il marchio di Cupertino non abbia neppure tentato di fare un’offerta economi­ca adeguata, rialzando di appena l’un per cento. Anzi, ieri su inter­net si parlava dell’apertura di un nuovo Apple Store a Roma.

Il canone annuo posto a base di gara era di 2.118.310 euro per i pri­mi cinque anni e di 3.629.467 euro per la restante durata del contrat­to. Il bando di gara del Comune, lanciato dalla giunta Moratti, pre­vedeva che la valutazione dei pro­getti avesse un’incidenza del 60% sull’esito della gara, mentre l’of­ferta economica del 40%. La Com­missione Gare ha assegnato al pro­getto di Gucci 46,64 punti, ad Ap­ple 50,63 e a Prada 46,13. L’offerta economica presentata da Gucci stabiliva una percentuale di au­mento del 25% sui canoni annui posti a base di gara, quella di Ap­ple era dell’ 1%, quella di Prada del 150%. Il punteggio complessivo ha premiato Prada con 86,130 punti, Gucci con 53,307 e Apple con 50,897.

Il bando parlava di «attività di eccellenza nel campo dell’innova­zione, della tecnologia e della co­municazione ». In molti vi aveva­no visto l’identikit dell’Apple sto­re e l’opportunità di ospitare nel salotto buono di Milano una delle icone della tecnologia e della vita giovane del pianeta.

La giunta Pisapia è soddisfatta. L’assessore alla Casa, Lucia Ca­stellano, gongola perché «l’offer­ta economica di Prada, da sola, va­le quanto tutti gli altri introiti che il Comune incassa dalla Galleria». Franco D’Alfonso, assessore al Commercio, approva l’ old style : «Il progetto di Prada, oltre ad esse­re accompagnato da un’offerta economica consistente, si pone nel segno della continuità storica dell’azienda, presente sin dal 1913 nel salotto di Milano».

E l’innovazione tecnologica? Carlo Masseroli, ex assessore al­l’Urbanistica, non si arrende

al­l’assenza del Cubo: «Faccio i com­plimenti a Prada, ma spero che ci sia un altro bando per l’Apple Sto­re. Magari al posto dell’Urban cen­ter in galleria: noi lo sfruttavamo molto,adesso mi sembra un po’ in disuso...».

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