Prandelli: «Rossi è già un grande, noi non ancora»

L’inversione di tendenza degli azzurri dopo il Mondiale-disastro è stata una sorpresa per molti. Tanto che una qualificazione a Euro 2012 conquistata con due partite d’anticipo e le belle risposte dal gioco non erano facilmente immaginabili.
Così la gente, grazie anche al lavoro di Prandelli sul campo e della Federcalcio fuori, si è riavvicinata alla Nazionale. E anche i giocatori - sottolinea il ct - sentono che il clima è cambiato e hanno ritrovato l’orgoglio di vestire l’azzurro. Ma se è tornata l’Italia dei tifosi, quella di Prandelli deve ancora formarsi. Nonostante si parli di un’Italia alla catalana, quella dei piccoletti in attacco stile Barça elogiato da Rossi («il progetto mi piace e mi ci sento pienamente dentro») e dal ct («l’idea si può ripetere»). «Un confronto con le grandi? Riparliamone tra qualche mese - avverte - e se proviamo a fare un paragone con la Spagna, rischiamo la querela... Di sicuro, non siamo ancora la squadra da battere».
Le cautele di Prandelli sono legate alle tante varianti del suo gruppo. Che non ha campioni di livello mondiale (molti giocano in squadre di seconda fascia) e quelli talentuosi mancano di certezze nei propri club. Il pensiero va subito a Cassano, che con l’Estonia ha dato ottime risposte nonostante fosse a scartamento ridotto. «Può recuperare molto del terreno perso in questi anni, ma dipende da lui», dice Prandelli che con una battuta lancia quasi un appello agli operatori di mercato: «Confido nella loro intelligenza per portare qualcuno dei miei nei club più grandi».
Ma è inevitabile guardare di nuovo alla Spagna per trovare l’unico giocatore fatto, quel Giuseppe Rossi in odore di «promozione» al Barcellona. «È l’attaccante moderno che tutti gli allenatori vorrebbero avere: gioca fuori linea, ha velocità e tecnica, vede il gol e come i grandi non si sente mai arrivato - il giudizio di Prandelli -. Il vero errore è stato commesso dopo la sua stagione a Parma, lì qualcuno non ha creduto in lui. La Spagna è il suo campionato ideale, da noi abbiamo pensato troppo a lungo alla tattica, ma il vento sta cambiando». Così come lo spessore di alcuni giocatori, vedi Montolivo («ha capito che è arrivato il momento di prendersi le sue responsabilità e far vedere quel che vale», dice il ct), in attesa del rientro di De Rossi.

«L’ho chiamato, era il momento giusto per farlo, ma per martedì non poteva esserci», dice Prandelli.
Così a sostituire Aquilani, che ha lasciato il ritiro dopo il trauma cranico, è arrivato dal Toro Ogbonna, uno dei «futuribili» del gruppo.

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