La prima cosa che ti viene in mente guardando Educazione fisica, opera seconda di Stefano Cipani (quello del riuscito film d'esordio Mio fratello rincorre i dinosauri), scritta con i D'Innocenzo, è che sia una versione italiana di Carnage. Una sorta di gioco al massacro tra le parti, sullo sfondo di un'accusa, grave, rivolta da una preside ai genitori di tre alunni delle medie. Quella di una violenza sessuale, oltretutto ripetuta e filmata, ai danni di una coetanea, fatta dai loro figli nella palestra della scuola. Dove avviene, come in un ring claustrofobico, la rappresentazione del peggio dei genitori italiani, a partire dal classico «Mio figlio? Non può essere stato».
Purtroppo, il film parte in salita, perché la premessa è talmente implausibile da rendere il tutto un po' grottesco. Vi pare normale che una preside inflessibile, in questo caso Giovanna Mezzogiorno, davanti alla confessione di una sua alunna, invece che rivolgersi alle autorità preposte, si metta a convocare, lei, i genitori degli accusati, in una palestra? Con la conseguenza di un probabile inquinamento delle prove? Andando a dire, oltretutto, ai genitori che esiste un video dello stupro sui cellulari dei loro ragazzi? Quasi normale che un padre o una madre, la prima cosa che facciano, è cancellare il filmato.
Insomma, bisogna prendere per buono tutto questo. Non aiuta certo la Mezzogiorno, poco credibile nei panni della «inflessibile» preside. Meglio Claudio Santamaria e Sergio Rubini, due dei genitori coinvolti, mentre è quasi impalpabile la presenza delle mamme, Angela Finocchiaro, qui moglie di Rubini e della divorziata Raffaella Rea.
Eppure, pur con questi limiti importanti, ne esce una bella riflessione sul livello educativo di certi genitori italiani, disposti a far passare da vittima a carnefice una
povera ragazzina, pur di salvare la reputazione dei loro baby stupratori. Merito della regia convincente di Cipani che sa dare ritmo a un'opera chiaramente teatrale, ben supportato dal montaggio perfetto di Jacopo Quadri.
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