Il Premio Lerici Pea a 70 anni lancia i giovani byroniani

Domani un "torneo"

Il Premio Lerici Pea a 70 anni lancia i giovani byroniani
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Il Premio Lerici Pea, dedicato alla poesia, compie settanta anni. Ma li porta bene, eccome. Nasce nel pieno del Novecento, premia autori canonici del secolo scorso, da Caproni a Spaziani, da Bertolucci a Luzi, ed entra a vele spiegate nel Terzo Millennio, mostrando una vitalità straordinaria proprio mentre altri titolati premi annaspano, candidandosi senza presunzione a diventare il più importante premio di poesia in Italia: strano paese inventato dai poeti, e oggi troppo spesso dimentico della sua tradizione letteraria immensa, di cui la poesia è il cuore.

Il Lerici Pea, intitolato a uno scrittore come Enrico Pea, amico di Ungaretti e tradotto da Ezra Pound, ha sede nel Golfo dei Poeti, il golfo che sta tra La Spezia, Lerici, l'isola della Palmaria, Portovenere, un luogo benedetto dalla natura, dal mare e dalla storia che ha portato a soggiornarvi giganti della poesia come Percy Bisshe Shelley, Lord Byron, David Herbert Lawrence. Non poteva mancare dunque di sviluppare una vocazione internazionale. Non ricordo neppure da quanti anni io frequento il Lerici Pea, ma ho ben vivo il ricordo dei poeti che hanno ricevuto il premio: tra loro, Adonis, amico e maestro, incantato dalle bottiglie di Brunello di Montalcino; Yves Bonnefoy che tenne una lezione di profilo altissimo; il mitico Evtushenko e la sua lettura-fiume; Seamus Haeney, già premio Nobel, che disponendosi a rispondere a una mia intervista in pubblico, mi mormorò: «non farmi domande troppo difficili»; Hans Magnus Enzesberger, lucido e freddo; Juan Gelman, fragile e battagliero; Lawrence Ferlinghetti, gloria della Beat Generation; Jesper Svenbro, con il suo nordico sogno greco; François Cheng, calligrafo taoista dell'anima.

I premiati, provenienti da tutto il mondo, hanno sempre vissuto a Lerici giornate di passione poetica e di convivialità. Il merito del clima che si crea al Lerici Pea è dovuto alla sua struttura, che lo vede nella mani di proprietari privati illuminati: oggi sono Adriana Beverini, l'esplosiva inventrice del premio Montale Fuori di Casa, Pia Spagiari, Pier Gino Scardigli e Lucilla del Santo, subentrata alla madre, l'indimenticabile Grazia del Santo, fervente grecista. Lucilla del Santo rappresenta così la nuova generazione alla guida del premio, ed è riuscita ad imprimergli una accelerazione, con uno stile fresco e generoso. Così il Premio Lerici Pea, che oltre alla sezione di premi alla carriera, ha una importante sezione di premi a libri editi e una sezione dialettale intitolata a Paolo Bertolani, si irradia oggi in un Premio Angloliguria, appena ribattezzato Premio Shelley, curato dall'americanista Massimo Bacigalupo, e in un Festival, chiamato Ariel dal nome del battello su cui Shelley batteva le acque del Golfo, dedicato a poeti under 35, e curato da Davide Rondoni e da me.

La novità di quest'anno sarà, domani, il «Torneo Byron», che vedrà in gara otto giovanissimi poeti sotto

l'egida dell'autore del Don Juan, dei suoi temi capitali: libertà, mare, ribellione, ironia, eroismo. Non è un bel modo di affiancare e festeggiare un illustre settantenne? E di augurargli altre settanta poetiche primavere?

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