Il preside di Lingue a Pisa: «Niente paga, perché mai?»

A Bruno Mazzoni, preside della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’università di Pisa, la denuncia partita dal professor Filippo Motta, che a Pisa ha in carico la cattedra di Linguistica generale, proprio non va giù.

«Parole gravi, soprattutto considerando il ruolo di docente ricoperto da Motta».

Dov’è la gravità in quanto detto dal professor Motta?

«Nell’imprecisione».

Nel denunciare gli «scioperi retribuiti»?

«Nel parlare di scioperi in assoluto. Non c’è stato alcuno sciopero. Come si fa a parlare di sciopero, se la didattica viene interrotta su richiesta diretta degli studenti?».

Motta dichiara che in realtà non si sa mai chi siano, né quanti siano, gli studenti che ottengono di far bloccare le lezioni.

«Falso anche questo. Ogni richiesta di sospensione deve essere ben motivata, deve arrivare sulla mia scrivania cinque giorni prima e deve essere firmata da un congruo numero di allievi. Se poi c’è chi vuole sapere nello specifico chi sono questi studenti, non ha che da domandarlo».

Quanti studenti sono congrui?

«Ho preteso che siano almeno trenta».

In tutta una facoltà, non sembrano molti. E se gli altri non vogliono scioperare?

«Possono seguire le lezioni».

Motta ha dichiarato di aver dovuto lui in prima persona comunicare agli studenti che avrebbe tenuto lezione lo stesso. La presidenza non dovrebbe comunicare chiaramente agli studenti sia la sospensione didattica sia la possibilità di seguire eventualmente i corsi?

«Ma così ci sarebbero dei problemi con gli altri studenti...».

Quelli che chiedono lo sciopero?

«Non usi la parola sciopero».

Però è indubbio che mai come questa volta ai professori la protesta interessi tanto quanto agli studenti.

«È certamente vero».

E che molti docenti, fra quelli che sono andati in facoltà, abbiano partecipato alle riunioni degli studenti.

«Vero anche questo».

Non lavorano, e alcuni di loro partecipano a cortei e manifestazioni... Sembra proprio uno sciopero.

«Ma non lo è».



Si direbbe una distinzione puramente formale. Non sarebbe moralmente giusto allora, anche se non obbligati, che per quel giorno i professori rinunciassero alla paga?

«No».

Perché?

«Perché non è uno sciopero».

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