Il preside SuperMario tra la tonaca e il loden

Considera i cittadini come studenti indisciplinati da rieducare con continui pistolotti, a volte rassicuranti e a volte roboanti

Il preside SuperMario tra la tonaca e il loden
Domenica sera la televisione non offriva né Fiorello né Chec­co Zalone, due maschi molto in­­teressanti per­ché dispensato­ri di allegria, e quindi tutti ab­biamo visto Monti, dall’ini­zio alla fine. Eravamo già prepa­rati, naturalmente, a non riceve­re allegria, ma, sorprendente­mente, qualche soffocata risati­na - nell’amarezza dello spettacolo - c’è stata.

Intanto, la «location» tristissima - perché priva dei segnali sangui­gni che segnalano la presenza di una vis politica, qualunque essa sia,- non faceva che esaltare inutil­mente la così decantata sobrietà dei tecnici; offrendoci, e offrendo al mondo, un’immagine dell’It­a­lia non certo all’altezza del settimo posto che occupa quale potenza economica mondiale.

Sembrava, dunque, di essere in una scuola, dove tutte le classi, a detta dei professori, si erano com­portate malissimo e, pertanto, per non rovinare ulteriormente l’im­magine dell’istituto, il preside ave­va convocato non i soliti maestri, bensì i loro supplenti-professori, e gli alunni, senza diritto di parola, per imporre un certo numero di inevitabili e dovuti diktat didattici. Un preside sui generis , col vesti­to serio, ma che, alternativamen­te, sembrava spogliarsi e rivestir­si, dapprima con la tonaca e poi con il loden. Mostrando faccine un po’ da Torquemada e un po’ da don Abbondio. Pronunciando pa­role a volte rassicuranti - crescita, riduzione del debito, equità- a vol­te roboanti- sacrificio, default, re­sponsabilità - tutte con grande flemma e assoluta identica tonali­tà. Con un viso quasi sempre im­mobile, salvo appunto le faccine e qualche sorriso di grande autosti­ma nel riferirsi alle straordinarie soluzioni dei problemi finalmen­te da lui congegnate.

Insomma, un narciso. Molto so­brio, ma narciso. Così unico, da es­sere capace di sacrificarsi per pri­mo rinunciando allo stipendio. Così apparentemente e opportu­namen­te umile e generoso da inco­raggiare la ministra in lacrime con un categorico: «Commuoviti, ma correggimi». Senza mai modifica­re la gradazione della sua voce.

Così abile, da ammannire un pi­­stolotto preparatorio agli studen­ti «indisciplinati»;una sorta di pre­anestesia prima del sanguinario intervento al fegato proprio a quel­li che­hanno pagato sempre la ret­ta alla scuola. Risparmiando inve­ce ogni accenno a quegli studenti che, fingendosi poveri, frequenta­no la scuola, mangiano alla men­sa, ma disertano le lezioni, le con­vocazioni del preside e non paga­no mai.

Così suggestivamente paterna­­lista, il nostro preside, da evocare persino il futuro dei bambini, in quell’atmosfera rarefatta presc­el­ta per annunciare le grandi mano­vre; e, addirittura, poco prima di fare accasciare al suolo gli aspiran­ti pensionati, ormai stanchi di aspettare il meritato riposo.

Così accorto, l’imperturbabile preside, da impartire una lezione di morale e di educazione,nell’at­to di richiamare tutti gli studenti ­cioè noi poveri cittadini che lavo­riamo e siamo dissanguati dalle tasse- al sacrificio e alla responsa­bilità, ma soprattutto all’accetta­zione delle affascinanti misure bulgare imposte.

Così ingiusto, però, e questo un narciso non lo perdonerà mai a chi lo definisce tale, da coinvolge­re noi studenti paganti nella colpa dell’enorme debito che ha la scuo­la: ma gli scolari, pur pagando, hanno mai amministrato una scuola? Che colpa abbiamo noi se tutti i soldi che abbiamo versato nelle casse dello Stato-scuola so­no stati sperperati in clientelismi e tangenti? Che colpa abbiamo noi dell’allegra baldoria che, col nostro denaro, hanno fatto per an­ni gli economi e i gestori?

No, no, professor Monti, non è stato bello: Lei è sobrio, ha stile, re­sponsabilità, ma la predica agli scolari diligenti se la poteva evita­re; e così l’obbligo loro imposto di pagare ancora una quota della ret­ta e di fare un surplus di compiti a casa.

Lei, in diciassette giorni, avreb­be dovuto farci sognare: disfarsi del loden e della tonaca, nonché della toga professionale, per in­dossare il mantello di Zorro, caval­ca­re le praterie dell’evasione e del­l’assistenzialismo, e davvero col­pire, con la spada che le hanno re­­galato, i cialtroni, i furbetti, i ladri e gli approfittatori.

Noi, che meritiamo il 10 in con­dotta, in cambio, le avremmo rega­lato un indice­di gradimento persi­no più alto di quello riservato a Fio­rello.

E Lei avrebbe finalmente sor­riso. Col cuore.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica