Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato la necessità di un approccio prudente e guidato dalla politica nell’affrontare l’aumento dei requisiti pensionistici previsto per il 2027. “Non è nessun pasticcio, è semplicemente che ci sono dei documenti tecnici. Adesso dobbiamo aspettare i dati definitivi che darà l’Istat, presumo a marzo. Io ho dato indicazione alla Ragioneria di aspettare con i decreti direttoriali perché la politica giustamente avrà tutto il tempo per fare le sue riflessioni e sterilizzare eventualmente questo aumento”, ha dichiarato il ministro.
Giorgetti ha espresso chiaramente la sua posizione: “Il mio orientamento onestamente è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento”. Il simulatore pensionistico dell’Inps aveva temporaneamente anticipato gli adeguamenti sulla base di stime informali della Ragioneria, creando un cortocircuito, successivamente corretto. In un documento della Ragioneria dello Stato dal titolo "Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario" sono contenute le previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato aggiornati a settembre 2024. Il documento tecnico - che sottolinea espressamente che le stime con gli adeguamenti effettivamente applicati risulteranno quelli accertati dall'Istituto di statistica a consuntivo - indica per il 2027 un aumento da 67 a 67 anni e tre mesi dei requisiti per l'accesso al pensionamento in base ad uno scenario mediano dell'Istat. Dal 2029 si passa poi a 67 anni e cinque mesi. C'è poi la valutazione politica che - al di là dei calcoli demografici - può consentire con un decreto di 'sterilizzare' l'aumento che scatterebbe e alla quale il ministro dell'Economia Giorgetti ha detto di essere favorevole.
Brambilla: “L’adeguamento è uno stabilizzatore irrinunciabile”
Dall’altra parte, il presidente del Centro studi Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, difende l’importanza di mantenere il legame tra età pensionabile e speranza di vita. In un’intervista a MF-Newswires, Brambilla ha dichiarato: “L’aggancio dell’anzianità contributiva all’aspettativa di vita è un evidente errore della riforma Monti-Fornero a ora non corretto, ma diverso è il caso dell’età pensionabile e dell’adeguamento dei requisiti di età anagrafica alla speranza di vita, che rappresenta un fondamentale - e direi irrinunciabile - stabilizzatore automatico del nostro sistema pensionistico”.
Brambilla pone l’accento sulla sostenibilità del sistema nel lungo termine, sottolineando che “l’Italia sta vivendo la più grande transizione demografica della propria storia e in campo pensionistico servono scelte coerenti con i trend demografici: non dobbiamo dimenticare che prestazioni ‘corrette’, e quindi sostenibili, sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20-25 anni”. Inoltre, propone un ammodernamento del mercato del lavoro per incentivare la permanenza degli over 60, includendo misure come la revisione delle mansioni per le fasce più anziane.
Il contesto: l’aumento della speranza di vita
Secondo i dati Istat, l’aspettativa di vita post-Covid è aumentata di sette mesi. Questo ha portato a un previsto incremento di tre mesi nei requisiti pensionistici dal 2027, scatenando polemiche a causa dell’intempestività da parte dell’Inps.
La questione ora passa nelle mani del governo, ma – come ha detto Giorgetti – la politica si prenderò tutto il tempo necessario per emanare il decreto che fissa i requisiti per il pensionamento a partire dal primo gennaio 2027.
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