Pensione, cosa conviene fare per lasciare il lavoro in anticipo

L'Ape sociale è un trattamento previdenziale alternativo e a carattere suppletivo e temporaneo. La Rita conviene per coloro che hanno cessato l'attività lavorativa in prossimità del pensionamento

Pensione, cosa conviene fare per lasciare il lavoro in anticipo
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I punti chiave

Nonostante le riforme previdenziali di tutta Europa stiano allontanando sempre più il momento della pensione, con un progressivo innalzamento dell’età richiesta per raggiungere l'assegno previdenziale, smettere di lavorare in anticipo resta un obiettivo di tanti italiani. Al requisito dell’età si aggiunge anche quello dei contributi versati, che complica ulteriormente la situazione per gli aspiranti pensionati. Le soluzioni per intraprendere questa strada sono diverse. A questo proposito proviamo a mettere a confronto la Rita, ovvero la Rendita integrativa temporanea aniticipata, e l'Ape sociale. Ecco come funzionano le due misure.

La Rita

La rendita integrativa temporanea anticipata consiste nella possibilità di integrare il reddito in attesa della pensione. Con questa opzione è possibile riscuotere prima del tempo le prestazioni della previdenza complementare (con esclusione di quelle in regime di prestazione definita), fino al raggiungimento dei requisiti pensionistici del regime obbligatorio. L'anticipazione, parziale o totale, delle prestazioni della previdenza complementare può essere richiesta dal 1° gennaio 2018. Coloro che maturano l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i 5 anni successivi hanno maturato alla data di presentazione della domanda di accesso alla Rita un requisito contributivo complessivo di almeno 20 anni. I lavoratori che possono accedere alla misura sono quelli che risultano inoccupati per più di 24 mesi e maturano l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i 10 anni successivi. Le prestazioni vengono erogate anticipatamente in forma di rendita temporanea, a decorrere dal momento dell'accettazione della richiesta e fino al conseguimento dell'età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia. Viene erogato un capitale calcolato in base al periodo di tempo considerato e al montante accumulato richiesto. La parte imponibile di Rita, sia che componga l'intero importo della prestazione complessivamente maturata presso il fondo pensione o che sia una quota parte dello stesso, viene tassata con ritenuta a titolo d'imposta con l'aliquota del 15% che viene diminuita dello 0,3% per ogni anno che supera il quindicesimo di partecipazione al Fondo, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. In sostanza per ogni anno superiore al quindicesimo in cui ci si iscrive al fondo pensione, il lavoratore potrà ottenere una riduzione extra dello 0,3% fino ad arrivare a diminuire l'aliquota sostitutiva al 9%. La Rita conviene per coloro che hanno cessato l'attività lavorativa in prossimità del pensionamento e necessitano dunque, di un “reddito ponte” di 5 o 10 anni fino al raggiungimento dei requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia.

Ape sociale

Un'alternativa alla Rita è l'Ape sociale. Si tratta di un'indennità, a carico dello Stato, rivolta a particolari categorie di lavoratori per accompagnarli al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Possono percepire la misura i lavoratori che corrispondono a una di queste categorie:

  • si trovano in stato di disoccupazione; anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • fanno assistenza da almeno 6 mesi al coniuge, parente di 1° grado convivente con handicap in situazione di gravità, o parente o affine di 2° grado convivente se i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità hanno compiuto 70 anni o sono anch'essi affetti da patologie invalidanti o sono deceduti o mancanti; anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • invalidità con riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74%; anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • svolgimento da almeno 7 anni negli ultimi 10 o almeno 6 anni negli ultimi 7 di attività per le quali è richiesto un impegno difficoltoso e rischioso; anzianità contributiva di almeno 36 anni, ridotti a 35 per le donne con un figlio e a 34 con due o più figli.

Il trattamento assistenziale ha un importo non superiore a 1.500 euro al mese, che accompagna al raggiungimento della pensione. L'indennità decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda di accesso al beneficio nel caso in cui a tale data sussistano tutti i requisiti e le condizioni previste dalla legge, previa cessazione dell’attività lavorativa.

La misura è corrisposta ogni mese per 12 mensilità nell'anno, fino all'età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia, ovvero fino al raggiungimento di un trattamento pensionistico diretto anticipato o conseguito prima rispetto all’età per la vecchiaia.

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