Pensioni nel 2023, ecco come funziona la rivalutazione

L’obiettivo è quello di proteggere il potere d'acquisto del trattamento previdenziale tramite la perequazione. L’importo viene rivalutato in base all'inflazione

Pensioni nel 2023, ecco come funziona la rivalutazione
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Anche le pensioni vengono adeguate alla situazione economica globale, a questo proposito si applica un processo specifico. La rivalutazione degli assegni previdenziali è un sistema che consente ai percettori di ricevere la cifra in base all’andamento economico complessivo. L'Inps a questo proposito applica il concetto di perequazione nel quale l’importo varia in base al tasso di inflazione, ecco cosa è e come funziona questo meccanismo.

La perequazione

Come anticipato secondo il meccanismo della perequazione l'importo delle prestazioni viene adeguato all'aumento del costo della vita definito in base ai dati Istat. L’obiettivo è quello di proteggere il potere d'acquisto dato dal trattamento previdenziale pensionistico qualsiasi esso sia. Il processo descritto deve riguardare tutte le formule pensionistiche erogate dalla previdenza pubblica, quindi dall'assicurazione generale obbligatoria alle conseguenti gestioni dei lavoratori autonomi e dai fondi a essa sostitutivi, esonerativi, esclusivi, integrativi e aggiuntivi. In questo sistema sono quindi incluse le pensioni dirette come quella di vecchiaia o quella anticipata e le indirette, un esempio è la formula previdenziale dedicata ai superstiti. Questo concetto viene applicato a prescindere che gli assegni in questione siano o meno integrati al trattamento minimo.

Come funziona

L’adeguamento in questione viene effettuato dall’1 gennaio 1999 l'articolo 34, comma 1 della legge 448/1998. Il meccanismo viene applicato in via cumulata ovvero con l’obiettivo di individuare l’indice di perequazione corretto. Viene preso in considerazione il reddito complessivo il quale è calcolato in base ai trattamenti erogati dall'Inps nel Casellario Centrale dei Pensionati. Dopo diversi cambiamenti in merito alle modalità di applicazione della formula nel corso degli anni, nel 2022 è tornata la rivalutazione per scaglioni d'importo, quindi l’opzione progressiva. Questa novità è però stata subito cambiata dalla legge n. 197/2022 che ha ripristinato per il biennio 2023-2024 la perequazione basata sull'importo complessivo del trattamento.

I nuovi scaglioni

Per comprendere i nuovi scaglioni è necessario sapere che il trattamento minimo è un'integrazione che lo stato, tramite l'INPS, eroga al pensionato quando la pensione, derivante dal calcolo dei contributi versati, è di importo molto basso, al di sotto di quello che viene considerato il minimo vitale. Questa misura viene utilizzata per applicare il processo di rivalutazione. Il modulo di perequazione attuale si sviluppa su sei scaglioni differenti, nel primo il ricalcolo automatico è riconosciuto al 100% per le pensioni pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps. Il modello viene invece applicato all’85% per le pensioni comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo Inps. Si scende al 53% e al 47% per i trattamenti pensionistici compresi rispettivamente tra cinque e sei volte e tra sei e otto volte l’integrazione minima Inps. Infine si arriva al 32% per i trattamenti superiori a dieci volte la cifra minima Inps. In questo articolo su ilGiornale.it sono specificate le fasce applicate per il biennio 2023-2024.

La rivalutazione straordinaria

Per quanto riguarda gli assegni non superiori al trattamento minimo il governo ha previsto una rivalutazione straordinaria dell'1,5% nel 2023 mentre nel

2024 si verifica un incremento al 2,7%. La cifra sale 6,4% per i pensionati con età pari o superiore a 75 anni. Queste percentuali, però, non avranno più efficacia rispettivamente il 31 dicembre 2023 ed il 31 dicembre 2024.

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