Un serpentone arcobaleno di oltre 300mila persone ha squarciato con un inno ai diritti la città in un abbagliante pomeriggio. Una partecipazione eterogenea che vede sfilare aziende come Tim, Wind, Deloitte, Bending Spoon, società milanese che sviluppa app per smartphone su scala europea e che vede tra i suoi soci anche H14, il «family Office» di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi. Associazioni da Amnesty international a Open Calcio e Pride Sport Milano per uno sport inclusivo, gli universitari del Politecnico accompagnati dalla rettrice Donatella Sciuto, docenti e amministrativi, l'Ordine degli psicologi della Lombardia e i partiti: dal Pd con il capogruppo lombardo Pierfrancesco Majorino che attacca la decisione della Regione di non concedere il patrocinio alla manifestazione né una presenza istituzionale, a 5Stelle, Azione, Radicali. Le associazioni dei genitori Agedo, Famiglie Arcobaleno, i Genitori omosessuali cristiani e tantissime persone, famiglie, giovani e non. La Rete della conoscenza e altri coordinamenti universitari per i diritti della comunità trans che denunciano «le violenze sistemiche che subiamo nel nostro Paese, continuiamo a chiedere risposte e tutele che non arrivano mai».
Si alternano carri con musica di ogni tipo, cartelli e striscioni con riferimenti alla sentenze del tribunale di Milano e di Padova che ha cancellato gli atti di nascita di bambini nati da genitori omosessuali. «La Procura impugna il certificato di nascita: San Giuseppe espulso dal presepe», «I nostri figli parte del mondo, non un mondo a parte», «Oggi le famiglie arcobaleno, domani?», «L'amore non si cancella in tribunale», «Non esistono unioni e famiglie sbagliate».
«Chiediamo al Comune di Milano di agire con urgenza per i suoi cittadini che siamo anche noi, che siamo tutti noi di tornare a trascrivere il nostro amore in atti amministrativi», l'appello che gli esponenti delle Famiglie arcobaleno lanciano dal palco del Pride all'Arco della Pace, dopo lo stop imposto alle trascrizioni.
«Io sono messicana, mia moglie è tedesca, ma nata da genitori italiani. Sono incinta di sette mesi e non sai che caldo e che fatica scendere in piazza con la pancia, ma voglio lottare e combattere per i nostri diritti - racconta una donna - Mia moglie non verrà riconosciuta come madre legittima e questo è terribile e ci fa soffrire». La coppia ha poi spiegato di aver ricevuto da molti il consiglio di «andare all'estero, ma noi non vogliamo. Qui abbiamo le nostre vite, la nostra quotidianità, il nostro lavoro e i nostri genitori. Noi abbiamo voluto e desiderato questa bambina con tutto il nostro cuore allo stesso modo. Abbiamo investito energie, soldi e tempo, ma solo una di noi verrà considerata una madre: è scandaloso».
Al Milano Pride sfila anche don Giulio Mignani, il prete di Bonassola sospeso l'anno scorso dalla Diocesi di La Spezia per le sue posizioni pro famiglie arcobaleno, eutanasia e aborto. «Io però rimango un prete - dice indicando il collarino ecclesiastico - sento di rappresentare comunque una fetta dei fedeli che mi chiamano per ringraziarmi e si sentono rappresentati dalle mie posizioni. Sento che una fetta di cattolici desidera un rinnovamento della Chiesa - spiega - In particolare in questo periodo in cui, penso a Padova, vengono messi in pericolo i diritti dei bambini. I figli hanno bisogno che chi li ha voluti e li ama venga riconosciuto come genitore. C'è un vuoto legislativo: venga colmato a favore dei bambini». Vengano riconosciuti i diritti come a tutte le altre famiglie», esorta don Giulio.
«Siamo in pericolo di regressione sui diritti, non solo in Italia con questo governo, ma anche in Europa» l'attacco della segretaria del Pd Elly Schlein: «Vedere piazze così partecipate dall'onda Pride è un motivo di speranza e di orgoglio per continuare ad andare avanti a lottare per il pieno riconoscimento dei diritti delle persone Lgbtqia+.
Continueremo a batterci - ha proseguito - per il matrimonio egualitario, per il pieno riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, anche alla luce di queste decisioni che piovono come massi su queste famiglie, sul loro legami, soprattutto su questi bambini. Continueremo a batterci per le adozioni» conclude Schlein intonando Bella ciao dal carro dei giovani dem.
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