Ignazio Mormino
da Torino
Ipertensione, problema aperto. Aumentano i rimedi ma aumenta anche, in tutto il mondo, il numero degli ipertesi. Il professor Claudio Borghi, che tra un mese succederà al suo maestro Ettore Ambrosioni come ordinario di Medicina interna dellUniversità di Bologna, sostiene che «ogni medico si deve responsabilizzare». In parole povere, deve «sempre» misurare la pressione arteriosa ai suoi pazienti.
La prevenzione resta lobiettivo principale. E proprio di prevenzione il professor Borghi ha parlato ieri, a Torino, in un Simposio monotematico organizzato in collaborazione con Sigma-Tau, nellambito del congresso della Società italiana dellipertensione (presieduta dal professor Gastone Leonetti). Ha detto che esistono concrete possibilità non di prevenire lipertensione ma di evitare i gravi rischi che laccompagnano: primi fra tutti linfarto del miocardio e lictus cerebrale, che possono essere mortali.
Secondo Borghi, bisogna abbassare i livelli di guardia dai cinquanta-sessantanni del passato ai quaranta di oggi. Ogni italiano, cioè, deve cominciare a quarantanni a misurare regolarmente la pressione arteriosa («almeno una volta ogni sei mesi e una volta al mese dopo i cinquantanni»). Questo perché sono sempre più numerosi i giovani che quando controllati, risultano ipertesi.
Deve esistere, predicano i cardiologi (non solo quelli italiani) un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Deve esistere la volontà di ricorrere subito a cure efficaci. Lobiettivo di queste cure, ribadisce il professore, non deve essere soltanto il ritorno alla normalità dei valori pressori ma anche - o soprattutto - la certezza di evitare le gravi complicazioni legate appunto allipertensione.
Il congresso della Società europea di cardiologia, tenutosi recentemente a Stoccolma, ha dato dignità scientifica ad una svolta terapeutica che, anche in Italia, era largamente applicata: la combinazione di farmaci. Ha dimostrato, in particolare, che alla tradizionale associazione betabloccanti-diuretici bisogna preferire lassociazione aceinibitori-calcioantagonisti. Con questa seconda proposta, non solo si riduce la pressione ma si combattono le complicazioni cardiache e cerebrali.
Cè anche la possibilità di aggiungere una statina, per rendere ancora più sicura la terapia. Prima Ambrosioni, poi Borghi, hanno studiato a fondo lazione delle statine, partecipando anche a ricerche italiane e internazionali.
Nel 2001, assai prima del messaggio lanciato dal congresso di Stoccolma, Borghi ha pubblicato su una rivista internazionale uno studio proprio sulleffetto benefico della simvastatina. Questi studi proseguono.
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