La procura di Catania salva il governatore di Sicilia Raffaele Lombardo e anche la sua giunta del ribaltone, fresca di consolidate intese con Pd e Fli. È stata infatti derubricata a reato elettorale l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, che pendeva come un macigno sul presidente della Regione siciliana e leader del Mpa, e su suo fratello, Angelo, deputato dello stesso movimento autonomista. Ai due fratelli è stato notificato un decreto di citazione a giudizio che dispone l'inizio del processo per il 14 dicembre 2011 davanti la 4 sezione penale del Tribunale di Catania in composizione monocratica.
La posizione di Raffaele e Angelo Lombardo era stata già stralciata dall'inchiesta Iblis, per la quale è pendente una richiesta di rinvio a giudizio per oltre 50 imputati. E questo, anche all'interno della procura etnea, aveva provocato non poche polemiche, visto che alcuni pm erano intenzionati a procedere con la richiesta di rinvio a giudizio. La citazione a giudizio invece adesso è stata decisa dalla Procura di Catania per la bassa entità della condanna prevista dal reato, che è di competenza di un giudice monocratico e non del Tribunale convocato in forma collegiale. Le accuse riguardano l'elezione di Angelo Lombardo alla Camera dei deputati per le politiche del 2008. Lo stesso reato è contestato a Raffaele Lombardo in qualità di leader del Mpa.
Tira un gran sospiro di sollievo Lombardo: «La derubricazione a reato elettorale è il primo passo per fare finalmente giustizia delle tante accuse rivoltemi, molto spesso soltanto a mezzo stampa, a fini di strumentalizzazione politica. E la verità, oggi riconosciuta anche dalla procura di Catania, è che io non ho mai sostenuto, aiutato o favorito la mafia e i mafiosi.
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