Da Prodi a Rutelli, tutte le bugie per boicottare la devoluzione

I Riformatori liberali hanno raccolto le affermazioni più fantasiose della propaganda contro le riforme

Anna Maria Greco

da Roma

Chi vincerà il Pinocchio d’oro per la bugia più colossale sulla riforma costituzionale? Nella rosa dei finalisti figurano Romano Prodi, Piero Fassino, Francesco Rutelli, Oscar Luigi Scalfaro, ma anche Giovanni Sartori, Franco Bassanini e Roberto Zaccaria. Venerdì a mezzogiorno, a piazza Montecitorio, potranno conquistare anche uno degli altri riconoscimenti istituiti dai Riformatori liberali: il Pinocchio d’argento e quello di bronzo per il secondo e terzo classificato, quello di legno al quarto e quinto.
Tra il serio e il faceto, i Riformatori liberali bandiscono questo premio per denunciare «l’enorme massa di bugie e il terrorismo ideologico diffuso ad arte dal fronte del No, evidentemente preoccupato che gli elettori del centrosinistra possano confermare la riforma costituzionale». L’annuncio arriva proprio nel giorno in cui il «Premio speciale Strega» viene attribuito alla Costituzione e consegnato in pompa magna a Oscar Luigi Scalfaro, presidente del Comitato per il No.
«Il nostro - spiega Peppino Calderisi - è un premio meno Minculpop. Un divertimento su una cosa drammaticamente seria: la disinformazione e l’intimidazione verso gli elettori, per il referendum. Dicono che questa riforma sia la devoluzione, quando non riguarda solo questo aspetto, ma molti altri. E sono più i poteri che tornano dalle Regioni allo Stato che viceversa: 12/13 materie, dall’energia, alla sicurezza sul lavoro. Si è dovuti intervenire sulla pessima devoluzione fatta dal centrosinistra nel 2001». Calderisi cita il costituzionalista Ds Augusto Barbera, che nel 2004 sul Sole24ore, affermò: «È paradossale, ma dobbiamo riconoscere che è toccato a un ministro leghista come Roberto Calderoli, rimediare ai pericoli per l’unità nazionale dello sgangherato federalismo del Titolo V della Costituzione dell’Ulivo». Adesso, però, Barbera voterà No perché, spiega Calderisi, «è d’accordo sugli obiettivi, ma dice che sono scritti male».
E torniamo ai Pinocchi: oggi la giuria darà il suo verdetto che sarà comunicato ai vincitori. Verranno a ritirare il premio? Difficile. Ma i Riformatori liberali potrebbero cercarli per consegnarglielo, sullo stile Tapiro d’oro. La selezione è stata fatta, spiegano al comitato, tra oltre cento bugie e ne sono state scelte 12 più significative che si contenderanno il premio. Eccole: 1) il premierato «realizza la dittatura del premier»; 2) la devoluzione «spacca l’unità d’Italia»; 3) «crea 20 sanità, scuole e polizie regionali», «rompendo l’eguaglianza dei diritti dei cittadini»; 4) la riforma rende irrilevante il ruolo del Presidente della repubblica; 5) «solo dopo la vittoria del No si potrà varare una buona e vera riforma costituzionale» (Fassino, Corriere della Sera, 4 giugno, Prodi nelle dichiarazioni programmatiche alle Camere del 18 maggio e altri esponenti Ds e Margherita); 6) la riforma «aumenta i costi di oltre 250 miliardi di euro» (Prodi, Tg3, 19 giugno); 7) «noi avevamo indicato una riduzione del numero dei parlamentari molto più forte di quella del centrodestra», pertanto «la riforma determina un aumento del numero dei parlamentari» (Prodi, Tg3, 19 giugno); 8) «il bicameralismo perfetto: la riforma Bossi-Berlusconi lo ha eliminato.

Ma lo aveva eliminato prima la sinistra» (Sartori, Corriere della Sera, 4 giugno); 9) «non si trova un solo costituzionalista disposto a difendere la riforma» (Fassino, Corriere della Sera, 4 giugno); 10) i 179 firmatari dell’appello per il No di Astrid «rappresentano il 90% dei costituzionalisti» (Bassanini, Corriere della Sera, 18 giugno); 11) «il cittadino di una regione non potrà più farsi curare in un ospedale di un’altra regione» (Rutelli, Porta a porta, 18 giugno); 12) «la riforma «acuisce la conflittualità tra Stato e Regioni» (dichiarazione di Zaccaria, 19 giugno). Le prime quattro bugie, di primogenitura incerta, sono di tutti gli esponenti del No e vengono attribuite ad honorem a Scalfaro.

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