Antonio Risolo
Giuseppe Conte lo sa? Forse. In ogni caso la questione posta sul tavolo da Mario Mattioli, presidente di Confitarma (la Confederazione Armatori), presenti lo stesso premier e due ministri, è di quelle serie. Una questione che potrebbe rilanciare l'economia. Perché, sostiene Confitarma, la Blue Economy che oggi vale 130 miliardi di euro, ha straordinari margini di crescita. Ma per crescere serve «un'agenda condivisa delle priorità del Mare. Invece oggi dobbiamo rincorrere almeno otto ministeri».
Nella sua relazione annuale, tra l'altro, Mario Mattioli ha spiegato: «Se il Paese saprà attivarne il potenziale ancora inespresso, si creeranno nuove ingenti risorse. L'economia del mare si rafforza quale frontiera economica mondiale. L'industria marittima è capace di stimolare sviluppo, occupazione qualificata e innovazione. Si tratta di una risorsa indispensabile, insostituibile, per l'economia mondiale, in grado di fronteggiare con successo e in modo unitario le sfide globali dei prossimi decenni».
E ancora: «Questo è un invito a considerare il mare e la terra un unico ambiente di sviluppo integrato - ha aggiunto Mattioli - Dobbiamo riuscire a congiungere le Alpi e il mare in un'unica prospettiva virtuosa ed è per questo che abbiamo ripetutamente chiesto un'Amministrazione dedicata alle politiche marittime. Oggi la competizione si è spostata nel quadro europeo dove le condizioni di registrazione delle navi sono ormai praticamente equivalenti. Pertanto, la scelta della bandiera è determinata dalle condizioni del Sistema Paese. E il nostro sembra soffrire di quella che comunemente viene definita Sea blindness, cioè l'incapacità di riconoscere il ruolo centrale dell'economia del mare per la nostra vita di ogni giorno».
Ed ecco il punto: «Siamo un Paese davvero marittimo? Siamo un Paese shipping friendly? Abbiamo il coraggio di dedicare alle politiche marittime una governance unitaria? Io spero vivamente di sì».
Sono anni che la Confedereazione degli Armatori chiede con forza il ripristino del ministero del Mare o qualcosa di simile. Comunque una struttura tecnico-politica che si occupi esclusivamente della «risorsa» mare.
Per il momento accontentiamoci della promessa del ministro Sergio Costa che ha annunciato di aver costituito presso il ministero dell'Ambiente una «direzione generale del mare che sarà operativa dal 1° gennaio 2020».Meno due mesi all'alba delle promesse mancate? Si vedrà.
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