Autonomia fiscale, integrazione fra gli strumenti di pianificazione e partecipazione alle nomine: sono, in ordine di priorità, le tre richieste delle «province di mare» italiane, quelle sedi di Autorità Portuali, che si sono confrontate oggi a Genova sul disegno di legge di riforma del sistema portuale.
L' incontro, organizzato su impulso del presidente della provincia di Genova, Alessandro Repetto, dall'Unione Province Italiane, è stato presieduto dal catanese Giuseppe Castiglione presidente dell'UPI. Il governo ha sinora chiuso la possibilità di lasciare nelle province sede di Autorità Portuale parte delle imposte riscosse. L'atteggiamento delle province è però aperto su questo punto: se lo Stato è disposto a investire sul sistema logistico, dicono le province, si può anche transigere sulla rigida impostazione dell'autonomia fiscale, in ogni caso andrà allentata la rigidità sulla spesa per investimenti che costringe le autorità portuali ancora più degli enti locali.
Sarà invece più forte il pressing dell'UPI affinchè i piani territoriali di coordinamento delle province e i piani portuali non confliggano, ma anzi possano dialogare. «Siamo ancora in tempo - ha detto Castiglione - per correggere alcune storture del disegno di legge di riforma dei Porti: il tema della pianificazione teritoriale, il ruolo centrale delle province nella pianificazione e dello sviluppo economico, e i porti quali motore dello sviluppo economico, a partire dall'autonomia finanziaria sino a quello della partecipazione alle nomine».
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