Tra Provincia e Campidoglio

Sono ormai vent’anni che si parla delle aree metropolitane. Un lungo periodo, caratterizzato da improvvise prese di posizione da parte degli schieramenti politici, seguite da intervalli di assoluto silenzio.
Ora, il tema viene finalmente ripreso con serietà e chiarezza dal Governo Berlusconi che intende procedere - come indicato nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2009/2013 - all’approvazione parlamentare di leggi delega per l’attuazione del Titolo V della Costituzione in riferimento all’istituzione delle città metropolitane, dell’ordinamento di Roma Capitale e del federalismo fiscale.
Da tempo la crescente integrazione economica e sociale tra Roma e la sua provincia pone l’urgenza di creare l’area metropolitana, attraverso una politica capace di programmare l’utilizzo delle risorse e valorizzare le sinergie intercomunali. Un’esigenza di cui si fa interprete il consigliere provinciale Danilo Amelina, per il quale è «giunto il momento di anticipare i tempi per l’attuazione di questo piano che prevede un nuovo ente con grandi poteri anche legislativi, con tributi che rimarranno direttamente sul territorio, senza che vengano digeriti in mille rivoli di uffici duplicati e in alcuni casi anche triplicati, riempiendo le casse della Regione e soprattutto della Provincia dove finiscono normalmente a finanziare progetti inutili o superflui».
Sulle scelte necessarie per costruire l’area metropolitana, come del resto per il ruolo di Roma Capitale che vedrà anche il comune di Roma destinato a scomparire nella sua connotazione storica, si sta sviluppando un ampio confronto tra le istituzioni.
La Provincia di Roma, diretta interessata, ha istituito la commissione Riforme per l’area metropolitana, presieduta da Piero Cucunato (Pdl), secondo cui «il Governo dovrà trovare la sintesi migliore tra le diverse esigenze degli enti locali interessati alla futura città metropolitana». Una posizione espressa durante i lavori della commissione a palazzo Valentini alla quale hanno preso parte i presidenti dell’Anci Lazio, Upi Lazio, Aral, Lega delle autonomie locali, Uncem, Aiccre e il primo firmatario del disegno di legge 8 maggio 2008 sull’ordinamento di Roma capitale e sull’istituzione dell’area metropolitana, il parlamentare Silvano Moffa (Pdl). L’ex presidente della Provincia di Roma ha evidenziato un riavvicinamento tra le posizioni espresse dai due enti locali più interessati, il Comune e la Provincia, sostenendo che «Roma Capitale e la Città metropolitana sono due cose distinte e che il modello della nuova entità amministrativa a cui dovremo guardare è Berlino, che è andata verso una pianificazione territoriale di successo individuando nella struttura della Città metropolitana funzioni macro e più complesse come mobilità, viabilità e rifiuti».
Ecco in concreto la proposta di legge. Il territorio della città metropolitana di Roma è fatto coincidere con quello della provincia di Roma di cui acquisisce le funzioni, quale ente territoriale autonomo, dotato di un proprio statuto. I comuni e i municipi, che ricadono nel suo territorio, ispirano la loro azione e i loro rapporti ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e leale collaborazione. Diventano gli enti di primo livello in grado di cogliere e soddisfare le esigenze di base della collettività, quali il verde pubblico, la polizia locale, l’igiene pubblico, commercio e artigianato. Una serie di funzioni quali i trasporti locali, sanità, rifiuti, verrà gestita in modo integrato, avendo come riferimento un’area globalmente interconnessa. Dal punto di vista dell’organizzazione istituzionale si avrà un sindaco metropolitano, eletto a suffragio universale diretto da tutti i cittadini compresi nel territorio della città metropolitana secondo le disposizioni previste per l’elezione del presidente della provincia.

Il consiglio sarà composto da novanta membri eletti in collegi uninominali e la giunta verrà nominata e presieduta dal sindaco. Il consiglio dei sindaci dei comuni e dei municipi della città metropolitana sarà chiamato a rappresentare la sede nella quale gli enti territoriali minori possono partecipare alle determinazioni di Roma capitale.

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