Pubblico impiego a gratis: se il governo non paga i tirocinanti

1300 tirocinanti presso i tribunali sul piede di guerra con Orlando: "Ci fa lavorare e poi non ci paga"

Pubblico impiego a gratis: se il governo non paga i tirocinanti

Troppo ricchi per essere pagati. Sembra questa la morale dell'assurda vicenda di 1300 laureati in giurisprudenza che a conclusione di un tirocinio formativo presso i tribunali si sono visti negare ogni compenso dal ministero della Giustizia.

Eppure hanno lavorato per 18 mesi, ufficialmente per imparare il mestiere, ma spesso anche per supplire alle carenze di organico in cui versa ormai da anni la giustizia italiana.

Tutto inizia nel 2013, quando l'art 73 del "Decreto del fare" introdusse la figura del tirocinante presso i tribunali, con il compito di "assistere e coadiuvare" un magistrato nello svolgimento delle "ordinarie attività". Il tutto a scopo formativo.

Disparità di trattamento

Nonostante il decreto non prevedesse alcun compenso per i tirocinanti, nel 2015 il governo stanziò 8 milioni di euro per garantire a tutti un rimborso spese di 400 euro mensili. Non certo uno stipendio, ma comunque un compenso per un servizio che in tutto e per tutto è equiparabile ad un lavoro. Tanto che il titolo III del decreto, all'interno del quale è contenuto l'articolo 73, porta significativamente il nome di "Misure per l'efficenzia del sistema giudiziario".

Quest'anno però, a fronte di un aumento del numero di stagisti, lo stanziamento è rimasto uguale e moltissimi ex tirocinanti sono rimasti senza compenso.

A tracciare la linea di demarcazione il calcolo dell'indicatore Iseeu, 42mila euro per tribunali e Consiglio di Stato, 38mila per i Tar. Abbastanza per lasciare fuori centinaia di giovani laureati, inviperiti per aver lavorato un anno e mezzo gratis per lo Stato.

Meritocrazia zero

"Non hanno tenuto minimamente in conto la meritocrazia - spiega Maria, ex tirocinante a Milano - Io mi sono laureata con 110 e lode e in anticipo ma risulto 'troppo ricca', nonostante l'unico reddito in famiglia sia uno stipendio da insegnante. Per un anno e mezzo ho speso anche dieci euro al giorno per pranzare in centro a Milano e ora scopro che non ho diritto nemmeno a un rimborso".

Come non bastasse, spesso e volentieri i giovani da "formare" sono costretti a svolgere compiti che poco o niente hanno a che fare con il mestiere di magistrato per cui faranno il concorso. La mancanza di personale fa sì che diversi stagisti siano impiegati in compiti di cancelleria, dallo spostamento dei faldoni al più classico compito dell'acquisto di panini per il magistrato.

Una mole di lavoro non indifferente, se è vero, come confermano fonti interne ai tribunali, che in diversi casi la produttività dei magistrati è aumentata proprio grazie al lavoro dei tirocinanti.

Pronta una lettera al ministero

I 1300 esclusi, sul piede di guerra, hanno aperto un gruppo Facebook chiamato, con una buona dose di autoironia, "Quelli 'troppo ricchi' esclusi dalla graduatoria". Nel frattempo stanno raccogliendo le firme e hanno compilato una lettera di protesta da inviare al ministro Andrea Orlando.

Dagli uffici del ministero, stando alle prime indiscrezioni, sono disposti al dialogo.

Un vero e proprio scandalo se si

considera che proprio negli anni del Decreto del fare venne condotta una grande battaglia contro gli stage e i tirocini gratuiti. Lavorare gratis, si disse allora, non si può. A meno che il datore di lavoro non sia lo Stato.

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