Quadri e misteri in Cassazione dopo la storia del «falso Vrubel»

L'ultimo atto ha avuto come teatro la capitale. Ma scenari e protagonisti della vicenda sono tutti genovesi. È il 2002: su un quotidiano è riportata una dichiarazione destinata a essere passata al setaccio per un'accusa di diffamazione a mezzo stampa per i successivi otto anni. Un'accusa caduta in sede processuale, in appello e pochi giorni fa in Cassazione accolta con sollievo da Roberto Rotta Farinelli, al timone della storica galleria d'arte fondata nel '19. Ma cosa riguardava la dichiarazione? È il 2002, si diceva, e i media stanno dando molto spazio all'arte per una storia degna di un giallo, cercando di districarsi nei suoi complessi meccanismi e tra i concetti di copia, falso e reinterpretazione. La storia la ricordano in molti: Adria Sartore, giovane artista genovese, riconosce durante una visita alla mostra «Kandinsky, Vrubel’, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle Riviere», ordinata a Palazzo Ducale da Franco Ragazzi, una sua opera, una «Testa di Pan», ma attribuita a Vrubel’. Da dove proviene l'opera e com’è possibile che sia in mostra? Pochi i dati certi: il transito in una casa d'aste e le dimissioni di Ragazzi, poi assolto da ogni accusa. In quei giorni Adria è al centro dell'attenzione e spiega come sia normale fare reinterpretazioni di opere d'arte. In un articolo c'è una sua fotografia scattata in casa. Alle sue spalle un grande dipinto che Rotta riconosce subito. Ne ha acquistato l'anno prima, insieme allo zio Rinaldo nel frattempo mancato, una versione più piccola. Chi lo ha portato in galleria, dicendo di averlo trovato in cantina, lo proponeva come un Cornelio Geranzani. A far fede firma, cartoncino antico, timbri sul tergo. I Rotta lo valutano di un anonimo coevo, non certo di Geranzani di cui hanno in corso una personale, e fanno togliere la firma da un restauratore contro ogni interesse commerciale. Vedendo lo stesso quadro, più grande, alle spalle di Adria, Rotta capisce che l'opera non è neppure antica e nella dichiarazione incriminata afferma che a vendergli il dipinto è stato il padre di Adria Sartore.

Arriva la denuncia di Elio Sartore a Rotta: Adria nega che il padre lo abbia conosciuto, ma ammette di aver dipinto il quadro. Si apre un nuovo mistero che oggi, con la fine della causa per diffamazione a favore di Rotta, si risolve.

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