Ma a quale gioco stanno giocando i centristi? Anche il Pd si infuria: "Casini decida cosa fare"

Da destra a sinistra il pressing sull'Udc. Scajola vorrebbe costruire una casa comune coi centristi, mentre Bersani preme per una coalizione con il Terzo polo. Casini seglie di non scegliere e di scherarsi a seconda della convenienza. Ma quanto prima sarà costretto a farlo...

Ma a quale gioco stanno giocando i centristi? 
Anche il Pd si infuria: "Casini decida cosa fare"

Roma - Mentre i finiani sono sempre più esclusi dall'agone politico, i centristi sono tirati a destra a sinistra. E Pier Ferdinando Casini? Tace. O meglio: aspetta il risultato del referendum per vedere il da farsi. D'altra parte le offerte non gli mancano: se nel Pdl l'ex ministro allo Sviluppo economico Claudio Scajola sponsorizza la nascita di una nuova casa comune insieme all'Udc, nel piddì Pier Luigi Bersani e Walter Veltroni guardano al Terzo Polo con estremo interesse mandando su tutte le furie gli alleati più estremisti, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, che chiedono di fare chiarezza sulle alleanze. 

Casini aspetta. Finora la strategia di mettere le mani in pasta sia con una coalizione sia con l'altra ha funzionato. Anche a Milano dove il Terzo polo sembrava fuori dai giochi di potere, ecco spuntare l'Api Bruno Tabacci tra i corridoi di Palazzo Marino. L'ex presidente della Regione democristiano sarebbe infatti in pole position per l'assessorato al Bilancio. Una candidatura che infastidisce Sinistra e libertà e che trova il veto di Rifondazione. Ma tant'è. A Palazzo Marino, i maligni fanno sapere che anche in caso di vittoria di Letizia Moratti si sarebbe liberato un assessorato per l'Udc. Ed ecco che la strategia di Casini sembra funzionare al cento per cento. Tuttavia, a star nel mezzo - prima o poi - ti viene chiesto di prender parte. Ed è quello che i più vogliono: è venuto il momento che i centristi scoprano le proprie carte e decidano con chi stare. Lo chiede a più riprese Bersani, lo ipotizza Massimo D'Alema proponendo la Santa Alleanza, lo bramerebbe pure Veltroni in vista di un sano bipolarismo.

Anche tra le file del Pdl il sogno di una casa comune è tutt'altro che lontano. Sempre senza snaturare il partito - è l'avvertimento di Fabrizio Cicchitto. La proposta lanciata da Scajola sabato scorso ha aperto una querelle interna alla coalizione. Mentre dall'Udc non sono arrivate né smentite né dinieghi. E, a volte, il silenzio parla più delle parole. "Nessuno ha risposto picche alla mia proposta di una casa dei moderati aperta all’Udc per il semplice motivo che stiamo tutti insieme a Strasburgo nello stesso gruppo, il Partito Popolare Europeo", spiega l’ex ministro ricordando che da De Gasperi a Berlusconi, dal '46 a oggi "i moderati sono stati la maggioranza del Paese". Il proposito è - appunto - quello di rimetterli insieme. Una proposta che sembra essere condivisa dai più. Anche il candidato a segretario unico, Angelino Alfano ha rilasciato un'intervista in cui affrontava la necessità di rimettere insieme tutti i moderati. "Questa è la nostra linea, che è anche quella del predellino - ricorda Scajola - nel 2008 Berlusconi ha fatto nascere il Pdl con l’obiettivo di rimettere insieme quelli che si erano persi. Dobbiamo essere capaci di guardare lontano".

Insomma, l'intento del Pdl è stringere un accordo per rafforzare l’azione di governo da qui al 2013. Un accordo che, a detta del governatore lombardo Roberto Formigoni, deve passare dai fatti e non dagli annunci. La proposta è di mettere in campo riforme di stampo liberale a costo zero che i nostri elettori invocano come sburocratizzazione e semplificazione. In seconda battuta, c'è la necessità di attuare ("con uno spirito collegiale che finora non c’è stato") le riforme economiche necessarie a far crescere il Paese.

In via dei Due Macelli iniziano così a fare i preziosi. Il discrimen è appunto il referendum che Di Pietro e Bersani hanno voluto caricare di una forte valenza politica. "I due grandi partiti a vocazione maggioritaria - avverte il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione - sono giganti dai piedi d’argilla e senza di noi non vanno lontano". Ma a chi e a quanto vogliono "vendere" il pacchetto di voti centristi che vale a dir tanto il 5 per cento. Per Buttiglione, "trovare un accordo sarà difficile". Ma mai dire mai. Tutto può essere. Le accuse di "pigrizie e furbizie" indirizzate al Terzo Polo e contrapposte agli elettori moderati che avrebbero fatto "un passo avanti" nelle scelte per i ballottaggi votando a Milano Giuliano Pisapia e a Napoli Luigi De Magistris, avrebbe fatto infuriare non poco i vertici dell'Udc: "Sono le stesse che per anni abbiamo sentito da Berlusconi che ha ossessivamente cercato di spiegare che "un conto è Casini, un conto gli elettori dell’Udc che non possono che stare col centrodestra".

Errore fatale per il Cavaliere - dicono - come rischia di essere oggi per i suoi avversari". Tuttavia, arrivati a questo punto, Casini è destinato a decidere con chi schierarsi: non potrà andare avanti in eterno a vendere il Terzo polo come una coalizione libera e poi far votare a seconda della convenienza.

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