Quando la cattiva tv insegna a essere irresponsabili

Di tutti i quiz che infestano la Tv, Affari tuoi è senza dubbio alcuno quello che più rappresenta la irresponsabilità. A questa impostazione corrisponde un quadro di almeno una parte della società italiana che ha rinunciato al merito, congenito e da conquistare, a favore della fortuna cieca. È il popolo del gioco del lotto, della disperazione e dell’inerzia, è il popolo della rinuncia a seguire «virtute e conoscenza». A sua difesa si erge l’alto muro degli ascolti che è un altro segno avvilente della grande condivisione della «filosofia» del quiz. Da un punto di vista spettacolare non manca un motivo di interesse per l’imprevedibilità degli esiti delle scelte. Soprattutto al finale il gioco si fa appassionante in sé, e prevale, talvolta spasmodico, l’interesse per il responso della dea bendata.
A parte la sua irresponsabilità. Affari tuoi offre uno spettacolo a volte patetico a causa delle lacrime dei concorrenti, ma il più delle volte fatuo e persino volgare. Bonolis - quello che si faceva toccare il sedere per portare fortuna ai concorrenti e sfoggiava una cultura da liceale per di più ripetente - ha poi ceduto la palma a Pupo che ha riversato nella chiassosa presentazione la sua discutibile convinzione che tutto sia un gioco - non certo nel senso intuito dallo storico olandese Huizinga per il quale esso è la fuga dalla realtà - ma nell’interpretazione che deriva, per intenderci, dal gioco beffardo delle tre carte e dall’ostinazione del giocatore destinata in genere a una dostoievskiana perdizione.
Assume attualmente il ruolo l’attore Insinna, noto per il suo personaggio, nel serial Don Matteo, del capitano dei carabinieri che, deposta la divisa nei secoli fedele, rivela una sfrenata e saltellante fatuità. Suda, si affanna andando avanti e indietro, sbirciando gli spiragli dei pacchi prima dei legittimi concorrenti e talvolta, per ricordare donde viene, lasciandosi scappare - a sproposito - qualche citazione shakespeariana.
In conclusione tutto concorre a fare di Affari tuoi non solo il programma della irresponsabilità ma anche l’esempio diseducativo che la Tv di Stato non dovrebbe dare.
Raiuno sta attraversando un periodo di crisi; presumendo di ostentare un fiore all’occhiello si è consegnata alla presunzione apocalittica di Gianfranco Funari, vittima anche lui del ritorno a casa.

I suoi colleghi avrebbero fatto meglio infatti a starsene zitti; dall’imposto silenzio avrebbero lucrato l’aureola del martirio mentre invece rimessi alla prova hanno rivelato che il tempo li ha superati e resi inattuali, forse per sempre: Santoro, Biagi, Luttazzi, la sacra trimurti a cui Funari fa la cosiddetta romanesca «giunta del castagnaccio».

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