Quando Facebook era il salone del barbiere

Massimo M. Veronese

Una volta i social erano loro: i post, le chat e i like, si mettevano a voce tra la schiuma da barba mescolata con il pennello, la rasatura con panno caldo e «un taglio corto ma non troppo». La sala da barba, con le sedie parcheggiate d'estate una a fianco all'altra fuori dalla bottega, perchè non si andava dal barbiere solo per tagliarsi i capelli, la partita a dama o a scopa, la gente che passa da guardare, erano un'immagine dell'Italia, ruspante, solidale, pettegola, ma migliore di quella sputacchiera risentita e supponente che sono oggi i social.

Per questo merita un applauso, se non un barba e capelli a spese della casa, l'idea del professor Pierluigi Albertini che in un tomo di 250 pagine dal titolo «Pelo e Contropelo» ha voluto raccontare il mondo dei barbieri di Vignola, provincia di Modena, che è un po' la storia di tutti i barbieri d'Italia. Nel libro spuntano personaggi che si possono riconoscere ovunque. Tipo la bottega di Daniele «dove non mancava mai una copia dell'Unità» o il salone del Bruno che «quando arrivava il parroco correva a coprire qualche foto un po' spinta». Il libro racconta Paola Sassi, prima barbiera di Vignola e, forse d'Italia, e un Vasco Rossi ragazzino che si lamentò di un taglio troppo radicale che un ruvido barbiere della vecchia scuola gli ritagliò sulla capoccia.

Il barbiere era, e resta, un modo di volersi bene, di stare insieme. Una volta, insieme a ciuffi e frangette, facevano anche salassi e toglievano denti: Ambroise Pare, padre della chirurgia moderna, cominciò come barbiere. Rossini lo trasformò, Figaro quà, Figaro là, in un capolavoro della lirica. C'era chi la barba la faceva a domicilio e chi gestiva insieme la ricevitoria del Totocalcio. Scrive Albertini: «Dal barbiere si respira ottimismo: i lamenti sociali, i guai individuali, sono spesso stemperati dalla verve dell'artista di forbici e rasoio che da consumato giurista, da affabulatore arguto alla Bertoldo, ti dice e non ti dice, afferma e rinnega in un bonario gioco dialettico che fa sempre e solo bene. Perché il barbiere, in specie l'anziano barbiere, non può che essere il saggio del villaggio su cui fare pieno affidamento».

In questo tempio

rigorosamente maschile, sempre chiuso di lunedì e dove la fretta è bandita, al taglio all'umberta si è sostituita l'estetica hipster, ma non il bello dello stare insieme. Di chiacchiere virtuali ne abbiamo fin sopra i capelli.

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