Sin dai primi secoli la Chiesa pose particolare rilevanza all'ultima settimana della Quaresima, chiamata Santa o Grande Settimana, con l'intento di storicizzare gli avvenimenti degli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo. E partirono proprio da Gerusalemme le prime celebrazioni che coinvolgevano gli antichi pellegrini e che presto furono estese alla Chiesa occidentale. Nel Medioevo fu posto maggiormente l'accento sul dramma della Passione, privilegiandolo rispetto al fondamentale messaggio di salvezza e di vittoria sulla morte, successivamente rivalutato.
Le celebrazioni liturgiche dei tre giorni antecedenti la Pasqua rappresentano oggi, nel loro insieme la vera e propria celebrazione annuale del mistero pasquale.
Esisteva per questi giorni una liturgia ricca di simboli, che oggi, sia con la riforma di Pio XII del 1955, sia con il Concilio Vaticano II, ha perso molto, ma val la pena forse ricordare queste usanze che avevano un loro intrinseco significato.
In tempo di Quaresima tutti i quadri, le statue, le raffigurazioni sacre della chiesa erano coperte con un telo viola, nessun fiore agli altari e l'organo taceva: ogni manifestazione di gioia veniva così preclusa.
Nei giorni precedenti la Settimana Santa c'era un gran daffare nelle chiese per l'allestimento dei Sepolcri. Soprattutto nella Genova barocca del Seicento la fantasia popolare si sbizzariva in apparati effimeri realizzati con fiori, cartoni e teli dipinti (famosi sono quelli in tela di jeans, tuttora conservati al Museo diocesano di Genova); nelle case si seminava in cassette la «vessa» che era fatta germogliare al buio per farle assumere il colore bianco dorato e quindi portata per adornare il Sepolcro. Certe chiese allestivano dei veri e propri tappeti con raffigurazioni sacre e ornamentali utilizzando petali di fiori e segatura colorata.
Dal Giovedì Santo le campane tacevano, in segno di lutto ed anche il campanello delle funzioni liturgiche era sostituito da un curioso strumento chiamato in italiano «crotalo» (a Genova era la «battoela») costituito da una tavola di legno con fissate due maniglie mobili: roteando la tavola si provocava il secco rimore delle maniglie che sbattevano. Era questa una pratica mutuata dagli ordini monastici medievali, che la utilizzavano quando nel monastero vi era un monaco in agonia.
L'Eucarestia si pone in questo giorno nell'Altare della Reposizione, tradizionalmente ma erroneamente chiamato Sepolcro, per un malinteso significato attribuito: in esso non si conserva il corpo del Cristo morto, bensì il corpo vivo nell'Eucarestia.
Sino alla riforma di Pio XII, del 1955, l'annuncio della Resurrezione e lo scioglimento delle campane era dato al mattino del Sabato Santo ed era diffusa l'usanza di lavarsi il volto in acqua corrente in forma di una festosa purificazione. Qualcuno ricorda ancora che nei giorni della Settimana Santa, nelle nostre campagne si usasse legare tra loro i rami degli alberi da frutto, per poi slegarli al mattino del Sabato col suono delle campane. Si voleva così simboleggiare anche il lutto della natura di fronte alla morte di Cristo ed il gesto aveva pure un significato propiziatorio per il prossimo raccolto.
Al mattino della Pasqua in tante Parrocchia era in uso sino a pochi decenni or sono la benedizone delle uova pasquali; ma non solo le più moderne uova di ciccolato, ma soprattutto le uova sode, dipinte dai bambini a vivaci colori.
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