Tutti addosso a Veltroni. Sale la popolarità di DAlema. È il vecchio pendolo della sinistra. Prima luno, poi laltro. Si scambiano i ruoli, si rubano la linea, si inseguono, si combattono, si accavallano, poi uno dei due prende un vantaggio e laltro aspetta che si azzoppi. E si ricomincia. Veltroni ha avuto loccasione della vita a cavallo fra linvestitura popolare (i tre milioni di votanti alle primarie) e il tentativo di dialogo con Berlusconi. DAlema sembrava in ritirata. Identificato come rappresentante del vecchio contrapposto al nuovo che avanzava, lex premier è stato sotto botta per mesi.
La sconfitta elettorale ha rimesso in gioco lantica rivalità e ha rovesciato le aspettative di vittoria. Ma la ragione dellarretramento di Veltroni e dellavanzata di DAlema non sono stati i voti mancanti nelle urne. È stata lalleanza con Di Pietro. Anche qui si registra un paradosso. Fu DAlema a volere Di Pietro senatore del Mugello. Il suo fu il primo tentativo di parlamentarizzare il focoso pm. Fu una trattativa che vide luno di fronte allaltro lesponente di sinistra meno giustizialista e il capo dei «manettari». Lintesa durò poco.
Il mondo di Di Pietro, infatti, non è fatto solo dai suoi sostenitori o fan. Cè attorno al leader dellItalia dei Valori un più vasto mondo politico, culturale, istituzionale che forse non ama lex magistrato ma se ne serve come ariete politico. A quelli ha guardato Veltroni quando ha proposta a Di Pietro ciò che ha negato ai socialisti e a Mussi. Ha guardato al mondo della Repubblica e di MicroMega, a Pm di primissima linea nello scontro con Berlusconi.
Se si vanno a leggere i nomi dei primi sostenitori di Veltroni (cè anche il mio) si trova assieme a tanta gente di varia estrazione anche il fior fiore della cultura giustizialista italiana. Al momento delle elezioni, Veltroni pensò che una lista Di Pietro avrebbe soffocato una sinistra radicale con la quale il segretario Pd non voleva avere nulla da spartire, ma avrebbe dato voce a quel sistema politico-mediatico-giudiziario che è stato per anni il suo mondo di riferimento. Di qui il sì a Di Pietro e il prestito di due esponenti veltroniani (Giulietti e Touadi), ora tornati a casa, nelle liste dellItalia dei Valori. Con queste premesse il dialogo con Berlusconi non poteva che fallire.
DAlema daltro canto non rinunciava a mostrare la propria preferenza per la sinistra radicale, per un mondo politico meno intricato col giustizialismo, coltivava suoi antichi legami col centro-destra. DAlema, soprattutto, non ha lo stesso giudizio sulla magistratura che ha Veltroni. Lesperienza della Bicamerale è stata, sotto questo aspetto, assai limpida nel rivelare lintento di DAlema di rinnovare in modo profondo la magistratura italiana. Da qui le antipatie e il rancore che quel mondo ha verso di lui. Da qui anche alcuni cenni di suo coinvolgimento giudiziario.
È bene tenere a mente questi elementi perché la riforma della giustizia che Berlusconi ha in mente può spaccare in via definitiva il centro-sinistra. Una riforma seria e non vendicativa troverà sempre lostilità di Veltroni ma attenzione da parte di DAlema.
Peppino Caldarola
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