da Milano
Adriana Lecouvreur è una grande attrice tragica francese; il suo amante, il Conte di Sassonia in incognito, la trova bella come la bandiera; la sua rivale la avvelena via naso con un mazzo di violette; lei muore recitando in delirio in un teatro immaginario. NellOttocento, Scribe e Legouvé, che sapevano servire le primedonne e il pubblico, ne fecero un drammone di successo; e Francesco Cilea, parigino nei sogni e calabrese di nascita, un melodramma con la ricetta dellopera verista dei suoi giorni, il canto sempre spianato e lorchestra sempre addosso i cantanti, e tanto ambiente, ma con delicatezza classica e gentile. Era il 1902. Su Adriana si è posata ormai una specie di polvere dorata. Alla Scala, viene ripresa nellallestimento quasi ventenne creato per Mirella Freni con Fiorenza Cossotto, profumato di nostalgia dal genio di Gavazzeni direttore. Interpreti in gran parte già qui sperimentati. Sono note la voce ammaliante e lemozione sincera di Daniela Dessì anche in questo personaggio; è quasi sorprendente la felicissima maturazione, voce e presenza, di Luciana dIntino: vibrante, ancorché impalato voce e gesti, Fabio Armiliato; generoso ancorché un po ingombrante Carlo Guelfi; tenerelli ballerine e ballerini.
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