"Quante escort in parlamento"

Angela Napoli ha detto che il Parlamento è un bordello: «Ci sono senatrici e deputate che sono state elette dopo essersi prostituite». Questa onorevole signora calabrese è una giacobina finiana, paladina di una nuova destra che parla ogni giorno di rispetto per le istituzioni, deplora le campagne di odio, mischia legalità e peace and love, democrazia e rispetto, femminismo e buoncostume. È quella destra ipocrita e bacchettona che divide il mondo in giusti e infami, con il dito alzato e il disgusto sulla faccia. È la destra di Fini, che mastica chewingum e si pulisce le mani sulla giacca blu. È la destra di Farefuturo e Sofia Ventura. È la destra antiveline. È la destra che assomiglia sempre più alle comari di De Andrè, vecchie acide senza più voglie che dispensano a tutti il consiglio giusto. Angela Napoli è l’espressione più biliosa di questa cultura da inquisizione, perché i finiani sono così, è gente da lettera scarlatta, da caccia alle streghe, da «zitto tu, fascista». Sono una strana razza di fasciocomunisti. Ecco perché quando guardate la Napoli potete finalmente vedere la vera faccia di Fini. Guardate lei e capite il vero volto di Gianfranco. Fini va in tv con la Costituzione in braccio, la agita come una bibbia, mostra il suo profilo istituzionale, pacato, di uomo che siede bene in ogni salotto, noioso con le sue banalità da proboviro, sempre con il motto più scontato sulle labbra. È il Fini che per una vita ha imitato Almirante fino a ripudiarlo. È il Fini che spera di andare in barca con Montezemolo. È il Fini che ha smantellato la sua vecchia biblioteca per riempirla di bignami liberali. È il Fini che ha imparato a pronunciare Von Mises e Von Hayek senza confonderli con qualche mediano del Rapid Vienna. Il guaio è che il Fini pubblico è una truffa. La sua reale identità è appunto quella di Angela Napoli. È lei il suo specchio fedele.
L’onorevole Napoli guarda le colleghe di Montecitorio e nel più bieco maschilismo pensa: a chi si è venduta questa puttana? È la mentalità tipica di chi vede nelle (belle) donne sempre una poco di buono. La gonna è sospetta, il seno un indizio, le gambe una tentazione e se una donna fa carriera c’è sempre di mezzo un letto. Le dichiarazioni della Napoli dicono questo. Non serve poi scusarsi. Non serve che la maschera di Fini intervenga per bacchettare, per dire che certe cose non si dicono, non è bene, non è carino. Fini e i finiani sono maschilisti, giacobini e neppure tanto originali. Il vestito liberale e libertario inganna solo i parvenu come loro. È l’ultima truffa di un leader senza identità. Il lato più grottesco dei finiani è che anche come antiberlusconiani sono una cattiva imitazione. Fini è la copia made in China di Tonino. È solo più artefatto e non ha neppure la scusa della battuta ruspante. Ma il modo di ragionare è lo stesso.

Le stesse accuse, le stesse ossessioni. A questo punto non si capisce perché si affanni a fare un nuovo partito. Una casa già ce l’ha. È l’Italia dei valori. Chieda la tessera a Di Pietro e un posto da consigliere comunale in Molise non glielo nega nessuno.

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