Quanti Sagrantini buoni ci sono oggi

Se Orvieto e Torgiano per decenni sono stati i vini umbri più noti, da più di tre lustri è il Sagrantino di Montefalco il nome in più forte ascesa in quella regione. Prodotto tra Bevagna, Castel Ritaldi, Giano, Gualdo Cattaneo e, appunto, Montefalco, su colline alte ma dolci, è un grande rosso italiano, un solista che lascia il segno, un vino romantico e insieme combattivo. Un vino di terra (di argilla), un carro armato di tannini e di alcol, la cui smisurata potenza va domata e plasmata. Succede solo nelle annate buone, nei posti giusti e nelle mani più "colte", ma quando ciò accade, il risultato incanta per la profondità delle sensazioni. E se fino all'altro ieri i consensi erano legati al blasone di Caprai, 0742.378802, da qualche anno la proposta è ben più ampia e diversificata.
Lo dimostrano lo splendido Sagrantino 2004 di Di Filippo, 0742.731242, il raffinato Arquata 2005 di Adanti, 0742.360295, l'elegante 2006 di Antonelli, 0742.379158. Così come il muscolare Taccalite 2006 di Tiburzi, 0742.

379864, il potente Gold 2005 di Colpetrone, 0742.99827, il carnoso Uno di Nove 2006 di Alzatura, 0742. 399435, il caratteriale 2005 di Colle del Saraceno, 0742.379500, l'egocentrico Colle alle Macchie 2004 di Tabarrini 0742.379351. Ce n'è per tutti i gusti.

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