Quaranta colpi in 5 anni, banda in manette

Nel loro covo di Limbiate scoperto un arsenale: fucili, kalashnikov e mitragliatori

Marco Pirola

Più che una professione era diventata una vera e propria catena di montaggio dell’illecito. Banche e uffici postali di mezza Lombardia come teatro delle loro azioni e sempre con il marchio di fabbrica di un maxi scooter. Viene dal nome delle moto quello dell'operazione «Burgman»: 40 le rapine accertate, altre 80 al vaglio delle forze dell'ordine. I quattro italiani arrestati, infatti, sono anche sospettati di aver partecipato a un’altra ottantina di assalti. Non semplici delinquenti comuni, ma autentici stakanovisti del crimine che pianificavano a tavolino i loro colpi. Quattro sono finiti in manette su ordine del giudice per le indagini preliminari monzese.
Giuseppe Ferro, 44 anni, residente a Inverigo, Giovanni Cuzzi, 54 anni, di Limbiate. Entrambi pluripregiudicati per rapina. Con loro sono finiti nel carcere di via Sanquirico Michelangelo Barbaro, 29 anni di Seveso e Giorgio Ferro, fratello di Giuseppe, 42 anni di Bregnano, in provincia di Como. Questi ultimi incensurati. Gli arresti sono stati compiuti venerdì dopo mesi di indagini e riunioni in Procura.
E proprio dalla moto utilizzata dai banditi per fuggire dopo le rapine hanno preso il via le indagini. A Limbiate la base operativa della banda. Lì è stato sequestrato un vero e proprio arsenale: un kalashnikov, una mitraglietta Uzi di fabbricazione israeliana, una Machinenpistol in dotazione alla Wermacht durante la Seconda guerra mondiale, ma in stato di perfetta conservazione, un fucile da caccia grossa con cannocchiale, pistole, ordigni esplosivi e oltre 700 proiettili. Nel nascondiglio tutti gli accessori per gli assalti come parrucche, maschere, barbe finte, uno scanner per intercettare le trasmissioni della polizia, lampeggianti blu come quelli usati sulle auto civetta e una divisa completa da carabiniere. Il quartetto era attivo da 5 anni e i suoi componenti avevano colpito uffici postali e banche da Milano a Como. Alcuni istituti di credito erano stati rapinati anche più di una volta per un bottino totale di oltre un milione e mezzo di euro. Il procuratore della Repubblica di Monza, Antonio Pizzi e il suo sostituto Antonio Tanga stanno verificando se gli arrestati abbiano partecipato ad altre 80 rapine, messe a segno a partire dal 1994.
All'identificazione dei banditi si è giunti con lo studio dei filmati degli impianti di videosorveglianza delle banche prese di mira. Dalle analisi del Ris di Parma è stato identificato per primo Giovanni Cuzzi e man mano tutti gli altri. Nel covo sono stati trovati anche 45mila euro in contanti, un furgone e alcuni scooter pronti per essere usati in una rapina da mettere a segno nei prossimi giorni.

Per questo il magistrato ha deciso di affrettare i tempi e di arrestare gli uomini che sono stati sorpresi separatamente nel corso di un'operazione coordinata. Sono stati portati in carcere a Monza. Rapina, detenzione di armi ed esplosivi, furto e ricettazione le accuse di cui dovranno rispondere.

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