da New York
I giovani americani snobbano la televisione. Se a questo scenario da fine del mondo televisivo aggiungiamo l'interminabile sciopero degli autori televisivi, che hanno causato danni incalcolabili ai minifilm del 2008, ci renderemo conto immediatamente che qualcuno sarebbe corso ai ripari in difesa dei network americani. E così è stato. Gli autori di due leggendarie serie televisive, Thirty Something e My so called life, due telefilm che per anni hanno tenuto incollati al piccolo schermo i Baby Boomer allora trentenni, hanno creato un nuovo prodotto televisivo. Un ibrido che li sta aiutando ad uscire dalla crisi del prime time serale che non attrae più i giovani. Sintitola Quarterlife, il nuovo telefilm prodotto da questi geni televisivi che ha debuttato martedì sera negli Usa con rating altissimi, aprendo una porta al futuro della televisione. Un futuro che, secondo i creatori di questa mini serie sui ventenni americani, prevede sempre più ibridi, appunto come questo telefilm, nato quasi in sordina su Internet.
Quarterlife è un termine coniato dal cantante John Mayer per descrivere il quarto di una vita che, secondo le proiezioni dei sociologi, varcherà presto i cent'anni e descrive un gruppo di ragazzi sui 25 anni attraverso le confessioni via blog della bella protagonista, Dylan (l'attrice Bitsie Tulloch). Ma per lanciarlo, i creatori hanno scelto un piccolo sito di Internet, Myspace.tv: un sito, simile a YouTube.com.
All'inizio, su Internet, Quarterlife durava solo 8 minuti. Era girato con mezzi semplici, con telecamere tenute in mano e piccole i-cam. Come una specie di reality show fatto in casa, trasportava gli spettatori nella camera da letto della bella protagonista, intenta e pubblicare il suo blog raccontando i segreti dei suoi cinque compagni di appartamento e amici del cuore.
Una volta costituita una notevole audience di fedeli fan su Myspace.com, Quarterlife ha poi annunciato di voler diventare un telefilm, di andare in onda sulla Nbc alle dieci di sera e di offrire, ancora, tutto un mondo interattivo e un look quasi «primitivo» che ricorda, appunto, quello di un blog. Ed è proprio all'inizio della prima puntata televisiva che Dylan scrive nel suo diario questa domanda: «Perché scrivere un blog?», descrivendo poi il desiderio di qualsiasi generazione di scrivere diari. Drammi di cui Quarterlife è pieno. Anche questi ventenni credono di essere i primi ad esplorare il proprio cuore e la società che li circonda.
Funzionerà? «Ne sono certa - scrive sul quotidiano newyorchese Newsday il critico Diane Wertz -. Dopotutto anche alcune tragedie di Shakespeare duravano solo poche ore».
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