QUATTRO SANTI CORONATI

QUATTRO SANTI CORONATI

ella sulfurea Firenze del primo ventennio del Quattrocento dove Donatello e Masaccio sbaragliano la timida resistenza dei maestri tardogotici, che pur resistono, Gentile da Fabriano, Lorenzo Monaco, il Ghiberti, soltanto un artista, con gli occhi e con il cuore rivolti al passato, resta fermo, imperturbabile, atarattico, senza preoccuparsi del rumore che sente intorno, composto nelle sue vesti tradizionali, ma con una dignità e un’autorevolezza che compensano l’indisponibilità verso il nuovo.
È Nanni di Banco, nato nell’ultimo decennio del Trecento, e morto trentenne. Figlio d’arte, di Antonio, scultore della Fabbrica del Duomo di Firenze, si forma nel grande cantiere di Santa Maria del Fiore, luminoso ancora dell’arte di Arnolfo e di Giotto, e pronto a essere coronato dalla cupola del Brunelleschi.
Nanni si muove nella bottega degli artisti che lavorano alla Porta della Mandorla, dove anche egli lascia traccia di sé. E la sua visione si manifesta pienamente nel San Luca per una nicchia della Tribuna del Duomo di Firenze, concepito tra il 1408 e il 1416.
L’impostazione monumentale tiene conto del punto di vista della nicchia, e richiede un allungamento delle forme per una correzione ottica nella prospettiva dal basso. È evidente il riferimento ai modelli antichi, alla compostezza delle sculture classiche, in un ponte ideale tra scultura federiciana e scultura contemporanea. Per l’evidente affinità di concezione con un artista coetaneo ma certamente amico di Nanni di Banco, come Jacopo della Quercia.
Il tono e anche l’ampio panneggio della statua richiamano infatti la Madonna della Melograna dello sculture senese.
Con Ghiberti, invece, Nanni di Banco, dialoga nel Sant’Eligio, per una delle nicchie esterne della Chiesa di Orsanmichele. Ma in quello stesso spazio Nanni di Banco avrebbe compiuto il miracolo nell’opera a cui affida la sua compiuta gloria: i Quattro santi coronati, i quali, essendo quattro devono stare in una nicchia a quattro piazze, in uno spazio pluriabsidato. E il tema è autoreferenziale. I quattro santi sono quattro scalpellini martirizzati per non aver voluto scolpire divinità pagane, nel paradosso che a quelle divinità s’ispira Nanni di Banco per rappresentarle. L’impostazione delle statue viene infatti dai ritratti imperiali romani, da cui derivano le tuniche e i gesti solenni. Nello spazio circolare, che la loro presenza definisce, si avverte la consonanza con Masaccio. L’impressione che esse trasmettono è di coralità, di solennità, senza residui gotici, pur nei gotici panneggi.

Ma la tensione del pensiero dei quattro santi, e la loro determinazione danno il segnale di un’epoca nuova, con lo stesso spirito che cinque secoli dopo animerà i lavoratori del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. I due gruppi percorrono diverse strade, ma identica è la loro convinzione di cambiare la storia.

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